Ad Angera per rivivere il Mundial del 1982
Sabato 8 settembre alle 21 nell'area ex Sama di via Mario Greppi, interverranno Beppe Dossena, campione del mondo in Spagna, lo scrittore Darwin Pastorin e i giornalisti Giulio Peroni e Michele Mancino
Perché un bambino di 6 anni chiede al padre di essere fotografato sul tavolino di un vecchio Dc9 dove trent’anni prima giocarono a scopone il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il commissario tecnico della nazionale Enzo Bearzot, il capitano Dino Zoff e Franco Causio di ritorno dall’avventura del Mundial di Spagna? A Volandia, il museo del volo di Somma Lombardo, dov’è esposto quell’aereo, questa scena si ripete ogni giorno. La ragione è semplice: quel mondiale di calcio ha lasciato una traccia profonda nell’immaginario collettivo italiano, tanto da tramandarsi di padre in figlio.
Sabato 8 settembre alle ore 21 ad Angera nell’area dell’ex Sama di via Mario Greppi, Beppe Dossena, che faceva parte di quella nazionale, Darwin Pastorin, scrittore prestato al giornalismo, e i giornalisti Giulio Peroni e Michele Mancino cercheranno di spiegare le ragioni di un successo che è andato ben al di là dell’impresa sportiva per entrare a pieno titolo nella storia del Paese.
L’Italia usciva da un decennio terribile con le ossa rotte. Gli anni Settanta erano stati l’epilogo di un lunghissimo dopoguerra, culminato con il rapimento e l’omicidio del presidente della Dc Aldo Moro, la strage di Bologna, la marcia dei quarantamila impiegati della Fiat a Torino, l’aumento della disoccupazione per non parlare poi dell’inflazione galoppante. Dieci anni durissimi che alimentarono negli italiani un legittimo desiderio di riscatto. E cosa, meglio di un mondiale di calcio, poteva ricompattare un popolo così provato?
La nazionale di Bearzot si qualificò con molte difficoltà e superò a malapena il girone, confermando le previsioni negative dei bookmakers. Al secondo turno ci fu una vera e propria metamorfosi. Gli azzurri allo stadio Sarrià di Barcellona, demolito nel 1997, affrontarono e batterono prima l’Argentina di Maradona e poi il Brasile di Zico, Falcão e Sòcrates. Tre gol di Rossi e brasiliani a casa. Quella partita fu seguita in tv da trentadue milioni di italiani. Anche l’allora presidente del consiglio Giovanni Spadolini, che notoriamente non si interessava di sport, esultò per quella vittoria.
Superata in semifinale la Polonia, la brigata di Bearzot approdò a Madrid per affrontare gli eterni avversari tedeschi. La finale tra Italia e Germania del 1982 ha lasciato due immagini indelebili: l’urlo di Tardelli, dopo il secondo gol, e l’esultanza fanciullesca del Presidente della Repubblica Sandro Pertini, al di fuori di ogni protocollo. E come colonna sonora la voce del telecronista Nando Martellini e il suo personale triplice fischio finale: «Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo».
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