Dal cantiere per rifare il riscaldamento riemerge una chiesa di 500 anni fa
I lavori all'interno della Chiesa di San Gaudenzio hanno portato a riscoprire il passato cinquecentesco di quel luogo di culto. Tra tombe e ambienti, ecco cosa è stato trovato
Che sotto quel pavimento ci fosse qualcosa di molto antico in molti lo sospettavano. Ma è stato solo togliendo piastrelle e cemento che è riemersa la storia di una chiesa di 500 anni fa. Tutto è rimasto per almeno due secoli sotto i piedi dei fedeli che sono entrati nella chiesa di San Gaudenzio, nel centro di Fagnano Olona, ma è stato riportato alla luce nei mesi scorsi.
Una storia che è riaffiorata dal passato quando la parrocchia ha deciso di rifare l’impianto di riscaldamento dell’edificio che, nella sua ultima versione, risale al ‘700. Così, prima di posare i nuovi tubi si è provveduto a svolgere una sorveglianza archeologica. «Non si è trattato di uno scavo vero e proprio -racconta Marina Albeni di Archeologistics, la realtà che ha coordinato l’intervento- ma di un intervento volto a controllare cosa ci fosse sotto». Sulla base quindi di mappe e testimonianze storiche si sono fatti gli scavi «e abbiamo trovato elementi molto interessanti».
Togliendo il pavimento realizzato alla fine degli anni ’40 sono stati intercettati prima di tutto i livelli precedenti: un battuto settecentesco realizzato per livellare il piano in previsione della posa di un vero e proprio pavimento in cotto lombardo e un battuto cinquecentesco. Sul lato settentrionale della navata sono stati poi rinvenuti i resti di due ambienti. Il primo, collocato di fronte all’attuale porta d’ingresso laterale, risulta delimitato da muri che conservano ancora parte della decorazione pittorica, caratterizzata da motivi geometrici policromi. Di questo ambiente è stato individuato anche il pavimento ma non è al momento possibile riscostruirne la funzione. Di fronte all’attuale cappella dedicata alla Madonna, invece, è stata intercettata un’altra struttura nel quale risultano ricavate delle sepolture privilegiate, cioè tombe di importanti famiglie del tempo che dovrebbero essere i Belvisi, Crivelli e Bossi.
«Queste tombe non sono però le uniche sepolture individuate durante lo scavo -spiega Marina Albeni-. Almeno altre cinque sono nettamente distinguibili nell’area della navata interessata dai lavori di ricerca. In particolare, emergono per importanza e dimensione tre tombe a camera collocate nella zona centrale della navata». Si tratta di ampie camere con pareti in mattoni, originariamente coperte da una volta nella quale era ricavato un pozzetto di apertura. Due di queste camere presentano la volta spezzata, così come tutte le altre sepolture individuate, «segno che sono state intercettate o volutamente aperte in passato».
Un passato che è tornato alla luce con i lavori svolti dal Gruppo Alfano sotto la guida dell’architetto Luigi Terrenghi e la direzione di Daniela Patrizia Locatelli, ma che non rimarrà così per molto. Se infatti da un lato si è accertata una pagina di storia dall’altro le scoperte non sono state sensazionali e quindi tutto verrà documentato, catalogato e -alla fine- ricoperto.
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