Sala gremita per Cottarelli e i peccati capitali che bloccano l’Italia
In tantissimi hanno assistito alla presentazione del suo saggio al salone Estense di Varese. E a chi agita complotti dice: «quella dei poteri forti contro l'Italia è una palla colossale»
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Per essere stato un “premier tecnico”, seppur per soli 4 giorni, deve far riflettere quanta gente sia riuscita a trascinare al salone estense del Comune di Varese, in un qualunque martedì sera, la presentazione del libro di Carlo Cottarelli, l’economista già in Banca d’Italia, all’Eni, al Fondo Monetario Internazionale e commissario straordinario per la spending review in Italia.
Nei mesi scorsi di Cottarelli si è parlato per via dell’incarico ricevuto dal Capo dello Stato Sergio Mattarella per la formazioni di un Governo, un impegno durato lo spazio di pochi giorni prima della nascita del Governo Conte, ma che allora attirò sull’economista l’accusa di essere l’”uomo dei poteri forti”.
In realtà oggi Cottarelli si professa un «predicatore», uno che non lesina partecipazioni in radio e in televisione per «parlare di economia e delle storture dei nostri conti pubblici perché ho capito che in Italia se vogliamo cambiare le cose dobbiamo spiegare e portare contenuti per fare crescere il capitale sociale e politico di questo paese». E le tante persone che lo seguono con interesse sembrano apprezzare.
A Varese ci è arrivato per presentare il suo saggio all’interno della rassegna Giardini Letterari diretta da Cristina Bellon. Al suo fianco c’erano Giancarlo Bertocco, del dipartimento di economia dell’Insubria; Riccardo Comerio, presidente dell’Unione Industriali della provincia di Varese e Fabio Lunghi, presidente della Camera di Commercio varesina.
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Al centro della serata i “sette peccati capitali dell’economia italiana” che, oltre ad essere il titolo del saggio, sono quelli che Cottarelli ha individuato come freno alla crescita del sistema Italia. Sono l’evasione fiscale, la corruzione, la troppa burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico, il divario tra Nord e Sud, la difficoltà a convivere con l’euro.
Questi, secondo l’autore, sono i veri motivi che stanno alla base del ristagno economico di un’Italia che, invece, continua a cercare capri espiatori altrove: nell’Europa, nei politici o nello spread.
Due i passaggi più forti della serata: quello sui giovani e quello sui “poteri forti”. I giovani, secondo Cottarelli, «sono i veri poveri del nostro paese – spiega l’economista -, quelli che sono stati meno protetti durante la crisi economica e che non hanno voce in capitolo perché sono sempre di meno a causa del crollo demografico».
Ancora più duro è stato il giudizio sulla teoria dei “poteri forti” che complottano contro l’Italia. «È una palla colossale quella dell’esistenza dei poteri forti così come vengono intesi da chi li declama – ha spiegato senza giri di parole Carlo Cottarelli -. Non c’è nessun grande vecchio che fa strategie e manovra i fili del mercato ai danni dell’Italia, ci sono invece tanti operatori che fanno i loro interessi. E lo spread del nostro paese sale semplicemente perché questi operatori ritengono rischioso investire nei nostri titoli di stato e quindi chiedono maggiori interessi in cambio. Questa diffidenza è dovuta al nostro debito pubblico, alla nostra crescita stagnante ma anche a chi al Governo dice a giorni alterni che sforerà il deficit o che perseguirà gli obiettivi del contratto di Governo che hanno un costo insostenibile di 120 miliardi di euro».
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