4 miliardi per “rianimare” il Servizio Sanitario Nazionale, ma non è una priorità del governo

Riflessione di Carlo Ballerio, già Direttore Amministrativo dell’A. O. “Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi” di Varese

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Pubblichiamo la riflessione di Carlo Ballerio, già Direttore Amministrativo dell’A. O. “Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi” di Varese

Servono almeno 4 miliardi per “rianimare” il Servizio Sanitario Nazionale, ma non è una priorità del governo.

Secondo le valutazioni dettagliate dell’autorevole “Sole24ore-Sanità” servono almeno quattro miliardi per ridare fiato alla sanità pubblica che sta morendo per asfissia. Servono, e con urgenza, per i rinnovi contrattuali, per le borse di studio per gli specializzandi, per gli interventi urgenti in materia di edilizia sanitaria e per il rinnovo del parco tecnologico, ma anche per saldare il debito residuo per il rimborso farmacologico, che ammonta da solo a quasi un miliardo.

Ma la sanità pubblica, che rappresenta un bisogno/diritto reale dei cittadini, ad oggi non compare fra le priorità del governo che è impegnato a inseguire altri obiettivi. A quanto appare ad oggi, a cifre non ancora dichiarate in dettaglio, ci si dovrà accontentare del fatto che pare non verranno operati nuovi tagli alla sanità e del miliardo in più assegnato dal precedente esecutivo, un piccolo palliativo che finirà spalmato sulle diverse esigenze primarie, senza risolverne alcuna. Una politica tappabuchi, ma sempre meglio che niente nello stato attuale.

Tutti sembrano ignorare un principio fondamentale di economia che ricorda come un investimento insufficiente, che non risolva neppure parzialmente un problema è inutile, cioè, alla fine, uno spreco. La ministra della sanità Grillo, che peraltro non ha fin qui prodotto neppure un’idea di massima di un possibile intervento organico sul settore, spera di recuperare altre risorse dai promessi tagli alla spesa pubblica, ma è più facile pensare che, se risparmi ci saranno, questi saranno destinati a rifinanziare quelle priorità di governo che ad oggi godono di una copertura di spesa limitata.

Una situazione critica quella della sanità pubblica che sembra destinata a protrarsi per un triennio, con conseguenze tragiche per i cittadini e gli operatori, dopo l’appena annunciata forte riduzione del deficit nel biennio 2020-2021, che significa minori possibilità di spesa, sempre ammesso, ma a dati attuali, non concesso, che la sanità pubblica rientri fra le priorità del governo. Alle carenze già note, e che i cittadini vivono sulla loro pelle ogni giorno, si deve aggiungere, in questo periodo dell’anno, l’esaurimento dei budget aziendali, per cui un numero sempre maggiore di prestazioni non indifferibili e urgenti vengono rinviate a Gennaio 2019, con il risultato di impegnare fin da ora il budget del prossimo anno. Sono passati tempi in cui intelligenti e previdenti Ragionieri Capi, anche se solo diplomati e non laureati, con il beneplacito delle Direzioni, “limavano” in misura pressoché inavvertibile i budget dei primi tre trimestri dell’anno per evitare la crisi dell’ultimo trimestre. Erano professionisti, non burocrati, con un forte senso di appartenenza al loro ospedale che si adoperavano per garantirne la funzionalità per tutto l’anno. Ma vent’anni fa c’era ancora un barlume di autonomia aziendale oggi mentalmente e praticamente di fatto quasi inesistente

Carlo Ballerio, già Direttore Amministrativo dell’A. O. “Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi” di Varese

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Pubblicato il 05 Ottobre 2018
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