“Campionissimi”, parata di stelle alla corte di Alfredo Ambrosetti

Le Ville Ponti hanno ospitato l'evento voluto dal "papà" del Forum di Cernobbio. Presenti gli eredi dei grandi campioni di ciclismo e tanti sportivi di fama

Il “Pranzo Campioni Gran Fondo”

Varese capitale dello sport di ieri e di oggi: nella splendida cornice delle Ville Ponti, è andato in scena un pranzo dal titolo evocativo, “Campionissimi” grazie all’impegno e all’organizzazione di Alfredo Ambrosetti, padre del “Forum di Cernobbio” e titolare a Milano di uno studio di consulenza internazionale arcinoto in tutto il mondo.

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Ambrosetti, classe 1931, ha coronato un suo sogno personale: radunare in un unico incontro i famigliari e i discendenti dei grandi campioni del ciclismo italiano: Coppi, Bartali, Guerra, Girardengo e naturalmente Binda, visto che la storia delle due famiglie è strettamente legata. Ad essi si sono aggiunti tanti invitati, sportivi di altissimo livello: dall’oro olimpico Livio Berruti al suo giovane “erede”, Filippo Tortu. Da Franco Arese (atletica) agli ex corridori Vittorio Adorni e Felice Gimondi alla nuotatrice Simona Quadarella, tre ori ai recenti Europei. E poi tanto sport varesino: la Grande Ignis rappresentata da Bob Morse, Dino Meneghin, Aldo Ossola, Toto Bulgheroni e Sandro Galleani, poi Ivan Basso, Pierpaolo Frattini e gli atleti “special olympics” Stefano Corega e Barbara Gandini.

Il “Pranzo Campioni Gran Fondo”
L’intervento di Alfredo Ambrosetti. Accanto a lui Felice Gimondi

LO SPORT DI ALFREDO AMBROSETTI

Accanto alla sua lunga e solida attività professionale, Alfredo Ambrosetti ha coltivato una grandissima passione per lo sport, fin da piccolo. Non un caso, visto che il padre Antonio (“Togn”) fu il creatore della Tre Valli Varesine e l’organizzatore del Mondiale di Varese 1951.

«Mio papà era anche il presidente della “Binda”, quando la società ciclistica schierava una forte squadra dilettanti – ha ricordato Ambrosetti, accompagnato dalla moglie Lella – Io facevo da direttore sportivo e mi occupavo delle strategie in corsa. Un incarico che per me è stato estremamente formativo: ho imparato l’importanza della tattica, del fatto che ogni impegno è diverso dall’altro… Il ciclismo mi ha insegnato tanto». Nella sua vita, a suo modo straordinaria, Ambrosetti ha ammirato Coppi («lo conobbi alle punzonature della Tre Valli, un campionissimo di gentilezza prima ancora che di sport»), è stato frequentato Bartali («Poco tempo dopo la celebre vittoria al Tour del ’48 era a pranzo da noi: sotto il balcone si raccolse una grande folla per acclamarlo»), apprezzato Magni, il “leone delle Fiandre”.

Ma se il ciclismo è stato il primo amore, le altre discipline sono state altrettanto importanti: «Oggi è un onore sedermi accanto a Livio Berruti – ha proseguito Ambrosetti – colui che più di tutti mi ha fatto innamorare delle Olimpiadi con la sua vittoria sui 200 metri a Roma 1960. E poi è arrivata la Grande Ignis di basket, proprio qui a Varese, con le sue incredibili vittorie: insomma, lo sport ha reso ancora più bella e fortunata la mia vita».

Il pranzo delle Ville Ponti è stato intervallato da una serie di interventi che ha portato sul palco i numerosi ospiti, “incalzati” dal microfono di Pier Bergonzi, storica firma varesina della Gazzetta dello Sport. Parole accompagnate dai filmati d’epoca proiettati sui maxi schermi (eccezionale quello su Berruti, con immagini di tutta la gara e non della sola finale) a incorniciare una giornata difficilmente ripetibile.

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Ottobre 2018
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