Cari estinti “in coda” per un posto al cimitero
PierFausto Vedani affronta una questione nota a Varese, e una meno nota. Che ha a che fare con fastidioso e triste "tutto esaurito"
Il giovanile ardore dei bollenti spiriti amministrativi del vicesindaco Zanzi è venuto alla ribalta anche in occasione della prolungata e silenziosa manifestazione di desistenza dell’assessore alla cultura Cecchi, una voglia di addio la sua confidata sin da luglio al sindaco Galimberti ed esplosa giorni or sono proprio con l’avvio di una positiva iniziativa, dovuta a Cecchi, per valorizzare Varese.
Splendida l’idea, ma un tantino zoppicante la sua iniziale attuazione a causa di toppate organizzative a livello di regia.
Il vicesindaco Zanzi ricordando che un assessore è come un generale, cioè deve essere sempre con i suoi soldati in prima linea, con ammirevole franchezza ha fatto un paragone efficace, anche se in fatto di generali l’Italia non ha una notevole storia e un buon rapporto.
Ha comunque perfettamente ragione il vicesindaco Zanzi nel dare rilievo non positivo alla prolungata assenza dell’assessore Cecchi perché, anche in una città piccola come la nostra, l’impegno degli amministratori civici se non richiede loro la timbratura del cartellino a Palazzo Estense esige comunque presenza e partecipazione con una certa cadenza.
Aldilà di un problema di presenze e assenze – possono avere un andamento diverso nell’ambito degli assessorati – ha colpito che una grana di Giunta così rilevante sia venuta alla luce dopo due o tre mesi e per di più con danni di immagine rilevanti.
Tra l’altro si è sparato a zero sugli “uffici competenti” ritenuti responsabili delle gaffe registratesi all’avvio delle manifestazioni programmate. Ma se non c’era il “generale”, quanto meno sindaco e giunta potevano vigilare di persona, controllare la struttura organizzativa nell’ imminenza dell’evento.
C’è oggi invece un’ altra storia modesta come proporzioni, ma antipatica per i suoi riflessi umani e sociali, perché ha toccato pesantemente concittadini colpiti da lutto. Una famiglia infatti che ha perso uno dei suoi più cari componenti, a distanza di giorni dal triste evento non è riuscita a ottenere una tomba al cimitero.
Alcuni interventi presso il Comune per rimediare alla sconcertante situazione hanno avuto risposte negative: segnale chiaro di impotenza davanti a un problema che meriterebbe ben altra attenzione e che purtroppo è annoso.
La richiesta dei familiari di una tomba , prevista come diritto per ogni cittadino, infatti non avrebbe altri sbocchi al di fuori delle sepolture in terra, della durata massima di 10 anni: accade a Varese ma anche in altre città, che di spazi “edificabili” anche con semplicissimi , modesti monumenti, nei cimiteri oggi non ce ne siano più. E il turn over ha tempi molto lunghi, non a caso le cremazioni sarebbero passate in pochi anni dal 3 al 50 per cento e molte famiglie vi devono ricorrere, a volte di malavoglia perché appunto il richiamo della tomba ha tradizione antica. I Comuni invece oggi fanno addirittura soldi con i loculi, se ne trovano in strutture uso condominio anche a più piani.
I cimiteri sono dunque diventati, nel silenzio assoluto delle cronache, un problema urbanistico e sociale non da poco e richiede attenzione ben diversa da parte di coloro che si mettono volontariamente al servizio della comunità.
L’immobilismo, il silenzio e le difficoltà lasciate da gestire ai dipendenti comunali possono essere un errore non piccolo per chi pianta una bandiera su un palazzo e annuncia progressi e un futuro meraviglioso alla collettività.
Come ci è stato segnalato, al ritardo della sepoltura del familiare non ci sono state alternative, ragione per cui ecco il ricorso all’italico “arrangiarsi”. E la bara “rifiutata” dal Comune ha trovato temporanea ospitalità in una tomba privata grazie alla delicatezza, alla sensibilità di un concittadino.
Il problema non è occasionale, ma anche se così fosse si confermerebbe che esiste una difficoltà strutturale della quale gli uffici cimiteriali non possono avere responsabilità dirette.
Forse manca un altro dei generali auspicati da Zanzi e allora ai vertici del Palazzo certamente oggi sarebbero indispensabili la sensibilità e la capacità di non nascondere i problemi, di discuterli democraticamente e vagliare prospettive e soluzioni. Stare di più con la gente, non avere timore dei problemi, questa è prima linea ma per tutti.
La questione dei cimiteri è vicenda che risale nel tempo. Sarebbe quindi ingiusto considerarla oggi un altro anello della catena dei fallimenti di Lega e associati qui a Varese. Ma è giusto e urgente che i varesini chiedano altri tentativi per una nuova civiltà per il mondo dei defunti. Sembra che qualche primo passo stia per essere fatto dal Comune. Ne riparleremo se non saranno state, come è avvenuto anche nel passato parole e promesse al vento.
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