“È una falsa invalida”, ma ha fatto il trapianto di cuore: assolta

La donna scagionata dalle accuse: per un eccesso di zelo aveva richiesto esami per il rinnovo della patente, ma gli stati di invalidità non combaciavano con la sua condizione

Avarie

La “diligenza del buon padre di famiglia” è diventata merce così rara che quando un cittadino la applica come regola di vita, rischia di essere scambiato per un truffatore.

Questa storia che ha dell’incredibile si è conclusa oggi, 23 ottobre di fronte al giudice del tribunale di Varese con l’assoluzione di una donna cardiopatica che subì un trapianto di cuore, ma che al contempo finì in un’inchiesta della procura varesina partita per scovare e punire i cosiddetti “falsi invalidi”.

Classe 1971, varesina, la donna si accorge nel 2012 di non stare bene: soffre di cuore e ha paura che la sua condizione possa essere pericolosa durante la guida, così chiede di essere sottoposta ad una serie di esami per verificare il suo stato di salute. Un particolare non da poco emerso nel corso del dibattimento riguarda la patente di guida della donna che era stata rinnovata nel 2010: senza dire nulla, la signora avrebbe potuto continuare a guidare fino al 2020.

Ma oggi, in aula, con una mascherina per proteggere la fragilità del sistema immunitario, ha spiegato con poche parole il perché di questa decisione: «Non volevo rischiare di far del male a qualcuno, avevo un defibrillatore installato».

Nel 2013 la signora si rivolge dunque agli uffici pubblici preposti per il controllo delle patenti, che le rilevano un livello di invalidità inferiore rispetto a quello originale: su una scala da 0 a 4 lei lamenta un livello 4, ma dalla visita medica all’ospedale risulta di grado “2”.

Quindi di un livello inferiore, quasi a significare di voler far carte false per avere un rinnovo di patente.

Il fatto viene segnalato in forma anonima alla guardia di Finanza che su ordine della Procura varesina sta indagando per scoprire chi percepisce gli assegni di invalidità senza averne diritto.

I militari della Finanza addirittura in alcune occasioni pedinano la donna e oggi due militari sono stati ascoltati in aula come testi: la vedono da sola in giro per Varese a fare compere, quando dovrebbe essere invece accompagnata dalla badante, che tuttavia in quel frangente è in stato di gravidanza e non lavora.
Una serie di combinazioni che si intrecciano nelle indagini e che la portano al centro di un procedimento penale.

Nel frattempo, il 7 settembre del 2014 la donna subisce un trapianto di cuore, ma nonostante questo il procedimento penale va avanti.

Persino l’Inps, che dopo la segnalazione dell’inizio delle indagini a carico della donna bloccò l’erogazione dell’accompagnamento, ad un certo punto si accorse che la “falsa invalida” altro non era che una persona malata gravemente; e per questo l’ente previdenziale non solo le riattivò l’assegno mensile, ma erogò anche gli arretrati.

L’avvocato Augusto Basilico è riuscito a riprodurre tutti gli esami cardiologici subiti dalla donna e a dimostrare che non vi era nessuna intenzione nel voler dare seguito ad una “truffa aggravata” – capo di imputazione contestato – , ma anzi le visite rappresentavano uno “scrupolo” per verificare il suo stato di salute in relazione alla possibilità di guidare. Stato di salute che, sfortuna vuole, non è sempre lo stesso, ma è soggetto a variabilità che quindi un giorno poteva risultare di un grado superiore ovvero, in un altro frangente, di livello più tenue.

«La Procura si è presa in questi anni un abbaglio clamoroso», ha affermato Basilico nel corso della sua brevissima arringa, preceduta dalla richiesta di assoluzione pervenuta dallo stesso pubblico ministero. Assoluzione che oggi può mettere fine a questa vicenda paradossale che ha visto una donna fragile varcare, si spera per l’ultima volta, la soglia di un’aula di giustizia per doversi difendere.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 23 Ottobre 2018
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