Furti all’ospedale, denunciato il compagno di una paziente
Gli agenti risolvono il caso passando al setaccio l'elenco dei degenti. Il maltolto restituito ai legittimi proprietari

Il ricovero di una giovane donna tunisina, presso l’Ospedale di Circolo di Varese, ha dato il via ad una serie di furti, negli spogliatoi dei medici, da parte del compagno algerino.
In particolare la sera del 25 ottobre scorso gli agenti della Volante sono intervenuti presso il triage del Pronto Soccorso perché alcuni tirocinanti, all’atto di cambiarsi, si erano accorti che qualcuno aveva rubato i loro vestiti, diverse paia di scarpe, giubbotti, soprattutto quelli griffati.
Gli operatori, grazie alla ricostruzione dei fatti e alla descrizione relativa ad uno straniero visto in quegli spogliatoi, hanno intuito che l’autore dei furti potesse essere una loro vecchia conoscenza che negli ultimi mesi è stato protagonista di diversi interventi per furti, litigi, ubriachezza ed altro.
Al fine di accertare la sua presenza in quell’ospedale, gli agenti hanno chiesto di visionare l’elenco dei ricoveri e grazie a tale accertamento è emerso che poche ore prima il sospettato e la sua compagna erano stati registrati e quest’ultima ricoverata.
E’ stato semplice, quindi, per i poliziotti identificare il probabile autore del furto e per questo sono andati presso il reparto dove la compagna è ricoverata. Dopo alcuni minuti gli stessi agenti hanno rintracciato l’algerino nel parcheggio dell’ospedale, dove era andato a nascondere la refurtiva.
Una volta fermato, ritenendosi al sicuro poiché aveva già occultato la merce rubata, si è dimostrato collaborativo fornendo i suoi documenti e giustificando la sua presenza con il ricovero della fidanzata.
Nonostante ciò l’attenzione degli operatori della Volante ha permesso di rinvenire un sacco con la refurtiva occultato in un cespuglio di quel parcheggio: vistosi scoperto allo straniero non è rimasto che ammettere le proprie responsabilità.
A questo punto B.M. è stato denunciato nuovamente per il reato di furto aggravato; l’abbigliamento è stato quindi restituito alle vittime che hanno potuto tornare a casa con i propri vestiti, manifestando gratitudine per la celerità con cui è stato risolto il caso.
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