La siccità è un disastro? “Colpa di chi pensa solo alla sua spiaggia sul lago”
Il Parco del Ticino torna a farsi sentire dopo l'ennesima stagione di siccità che ha messo in ginocchio lago e fiume. E il dito si punta contro alcuni privati e l'inerzia della politica
Se da un lato il Ticino è in una secca (quasi) senza precedenti, dall’altro la rabbia che arriva dalla sede del Parco è un fiume in piena. Il tema è quello della siccità che colpisce da mesi la zona con il Lago Maggiore -abbondantemente sotto lo zero idrometrico- e il continuo taglio dell’acqua che alimenta il fiume. Un problema che ha una sola soluzione: aumentare il livello del lago.
«Dopo cinque anni di battaglie si continua ottusamente a procrastinare nel tempo una decisione facile da prendere e le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti» commenta il presidente del Parco del Ticino Gian Pietro Beltrami. Le spiagge lunghe decine di metri, i pontili che affondano i pali nella terra secca e le barche che si appoggiano al fondale sono ormai una costate e il presidente del Parco parla espressamente di una «scellerata non scelta [che] sta danneggiando l’ecosistema e 7mila aziende agricole e produttive del Parco del Ticino».
La non scelta è appunto quella di mantenere la regolamentazione del livello invernale del lago per tutto l’anno. Una soluzione che permetterebbe di avere una scorta di 50 milioni di metri cubi d’acqua e che era stata sperimentata efficacemente fino al 2014 quando una semplice lettera il Ministero dell’Ambiente mandò tutto all’aria (qui i dettagli di quello che accadde, ndr). Nel frattempo c’è stato un diluvio di promesse politiche, interrogazioni parlamentari e prese di posizione ma nel frattempo l’acqua nel Lago è sempre scesa e ancora oggi «attendiamo che il nuovo Ministro dell’Ambiente, al quale abbiamo già scritto ben due volte, ci convochi affinché possiamo illustrargli la situazione idrica del Lago e le conseguenze di questa scellerata non scelta», pungola Beltrami.
I responsabili di questa situazione per il Parco hanno un nome ben preciso e il dito si punta contro “alcuni portatori d’interesse, in special modo della sponda piemontese del lago Maggiore -si legge in una nota dell’Ente- che si oppongono a tale decisione ponendo sul tavolo la necessità di mantenere le spiagge e di un presunto aumento del rischio di esondazioni, cosa completamente esclusa dalle analisi e dagli studi tecnici”. Una vicenda che porta letteralmente allo spreco di milioni di metri cubi d’acqua in primavera e che ha conseguenze messe nero su bianco dall’Autorità di Bacino del Po. L’ente in una sua relazione spiega come “gli utenti del Consorzio del Ticino in assenza di precipitazioni estive significative si trovano già alla fine del mese di luglio a dover rinunciare a parte dell’acqua a cui avrebbero diritto”.
Si parla appunto di 7.000 aziende agricole o delle centrali elettriche, senza dimenticare l’ambiente. Da qualche mese, infatti, l’Unesco ha riconosciuto come riserva della biodiversità tutta l’area compresa tra il Ticino, il Lago Maggiore e la Valgrande. Una riserva che rischia di rimanere senza acqua.
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Abito a Laveno, la prossima volta che esonderà il lago inviterò il Sig. Beltrami a mettersi gli stivaloni di gomma per attraversare il paese.
Del resto ho sessant’anni e di piene e di magre del lago ne ho viste tante.
Ma se d’estate e in inverno non piove che fare? E invece quando il livello sale inarrestabile anche di 20 o 30 cm l’ora dovremmo forse lasciare che tutta quella massa d’acqua inondi il territorio a valle del lago?
Quanto alle spiagge: forse che l’economia generata dalla stagione turistica sia da meno di quella legata al Parco del Ticino?
Grazie per l’attenzione.
Cesare Marton.