La storia della casa di pietra
Le forme monumentali di Casa Orlandi incuriosiscono ancora oggi chi passa nel centro storico della città. Una storia iniziata nel 1928, novant'anni fa, e che vede protagonisti una famiglia d'industriali, un famoso architetto e la stazione Centrale di Milano
Il cantiere fu tanto lungo da diventare quasi un mito, anche se oggi è conosciuto da pochi: quello della grande casa di Gallarate che “sfidò” la Stazione Centrale di Milano, come grande edificio monumentale. Non è un paragone azzardato, ma la realtà di 90 anni fa.
Monumentale e (oggi) un po’ misteriosa, compie 90 anni Casa Orlandi. È la grande casa che affaccia – tre piani di pietra bianca – sulla piccola piazza Guenzati, a Gallarate, nota oggi anche perché è una delle piazze del divertimento serale.
Gli anni Venti furono una stagione di grandi cambiamenti edilizi a Gallarate, prima che la crisi successiva al 1929 imponesse un drastico rallentamento. In una decade nacquero alcuni elementi urbani di pregio come la scalinata di Crenna (nelle forme attuali, perché la salita sulla collina in sé esisteva già da inizio Novecento), la Casa del Balilla poi destinata alla biblioteca civica o ancora la “scalinata Liberty” della stazione. Fu un periodo fortunato anche per l’edilizia privata, con nuovi edifici come il palazzo dei Ponti all’angolo tra via Bonomi e via Trombini, davanti all’ospedale vecchio, o Casa Bellora in piazza Garibaldi, per limitarsi solo agli edifici dentro al vecchio borgo un tempo racchiuso dalle mura. E, appunto, la grande casa Orlandi, divenuta oggi un po’ misteriosa perché ormai chiusa da tempo.
La vecchia casa Orlandi. Sulla sinistra il teatro CondominioPrima della grande casa c’era uno stabile meno anomalo, di cui rimangono alcune immagini di fine Ottocento, quando già al suo fianco era stato edificato il Teatro Condominio. «Nel 1897 il mio bisnonno Gaspare Orlandi, nato nel 1848, ha acquistato l’intero stabile da Maria Bonomi, vedova Pellizzola» racconta oggi Nicoletta Orlandi, mostrando i documenti originali, a partire dal preliminare di compravendita. 34.500 lire per l’isolato compreso tra via XX settembre e la piazza Guenzati, lo spazio dedicato oggi a un patriota risorgimentale detenuto allo Spielberg, ma allora conosciuta soprattutto con il nome di Piazza delle Macellerie (con tale nome, appunto, compare nei documenti). «La casa divenne di proprietà della famiglia Orlandi il 30 settembre 1898», 120 anni fa.
Il cantiere della nuova facciata, negli anni Trenta: i lavori furono affidati all’impresa BossiNel 1928, il figlio Annibale Orlandi decise di rinnovare il lato della casa verso la piazzetta. «Mio nonno è sempre stato appassionato di architettura» ricorda ancora Nicoletta Orlandi. «Il progetto della facciata fu affidato all’architetto Giulio Arata, che poi disegnò anche la cappella al cimitero di viale Milano». Ne nacque un edificio dalle forme molto particolari, segnato dalla forza monumentale data dalla pietra ma anche – nell’esito finale – dall’asimmetria delle decorazioni, dei timpani e delle trabeazioni, così diverse tra il lato sinistro e quello destro.
L’androne all’ingresso della casa, subito dietro al portoneIl cantiere della grande casa in pietra partì nel luglio del 1929 e si rivelò piuttosto laborioso e finì per richiedere tre anni. Se in quegli anni l’economia industriale del Gallaratese soffrì il rallentamento legato alla crisi globale innescata dal crollo di Wall Street, la spiegazione dei tempi lunghi di Casa Orlandi viene ricollegata a un altro elemento, più anomalo. Secondo la ricostruzione di Pier Giuseppe Sironi nel suo libro “Gente di ieri. Cronache di un fascismo di provincia” , le difficoltà del progetto di piazza Guenzati erano legate all‘accelerazione imposta dal fascismo al progetto della stazione di Milano Centrale, aperto da almeno due decenni. Mussolini in persona avrebbe imposto di dirottare al gigantesco fabbricato ferroviario milanese l’intera produzione (o giù di lì) di pietra d’Aurisina. Il completamento della facciata disegnata da Giulio Arata finì dunque per chiedere anni: «Mio nonno era preoccupato perché i lavori si prolungavano. Poi alla fine nell’agosto del 1932 hanno fatto il trasloco dalla vecchia casa, che affacciava su via 20 settembre».
Dettaglio di una mappa di Milano nel 1925: in alto si riconosce il grande “vuoto” urbano lasciato fin dal 1912 per la “nuova stazione passeggeri“, l’attuale Milano Centrale, che sostituì la vecchia Centrale (in basso a sinistra nell’immagine) che sorgeva là dove oggi c’è piazza RepubblicaConcludiamo facendo un passo indietro, all’autunno del 1928, novant’anni fa esatti. In quel periodo fu approvato dal Comune l’intervento edilizio, dopo un accordo su una richiesta un po’ anomala: l’amministrazione comunale aveva insistito perché la piazzetta antistante venisse ridotta in estensione e offrì dunque agli Orlandi la possibilità di estendere la proprietà verso la pubblica via.
Le cronache – raccolte da Pier Giuseppe Sironi – riportano che la famiglia non accolse la richiesta e che alla fine ci si accordò con una soluzione a metà: gli Orlandi mantennero la facciata allineata a quella del vecchio edificio, ma accolsero nelle loro proprietà una piccola sezione della piazza, segnata dalla pavimentazione differerente e delimitata ancora oggi dai paracarri e dalle pesanti catene.
Un altro elemento che incuriosisce i gallaratesi quando guardano alla “casa di pietra”.
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