Migranti, una serata ha raccontato ciò che non viene detto

Era strapiena l’aula magna della scuola Vidoletti per l’incontro “Migranti, ciò che non viene detto“ organizzato da Intersos e dalla nuova associazione nAzione Umana

Serata migranti alla vidoletti

Era strapiena l’aula magna della scuola Vidoletti  (che ha una capienza di circa 120-130 persone sedute, e ne vedeva diverse in piedi) per l’incontro “Migranti, ciò che non viene detto“ organizzato da Intersos e dalla nuova associazione nAzione Umana, capitanata dalla piccola ma instancabile Gisa Legatti per ricordare la tragedia del 3 ottobre 2013 a Lampedusa, dove al largo dell’isola sono morti 366 migranti, dispersi altri 20 e solo 150 salvati, da una carretta che portava oltre 500 persone affondate all’isola dei Conigli.

Serata migranti alla vidoletti
Gisa Legatti

Una serata toccante e interessante, senza un momento morto, ma anzi con molti punti di vero interesse, e promesse mantenute: quello di svelare ciò che troppo spesso media e istituzioni non dicono.

LA TESTIMONIANZA DI CHI A LAMPEDUSA LI SOCCORSE

I primi ospiti, in diretta Skype, sono stati l’allora sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini e Simone d’Ippolito, il sommozzatore che fu tra i primi a scoprire la strage e lavorare con i soccorritori: è loro la testimonianza di quel giorno, il peggiore fino ad allora, che, come ha ricordato Nicolini, è stato tristemente superato nel 2015, ma è diventato il simbolo di una tragedia europea.

Dopo 5 anni, le cose in Italia sono molto cambiate. Però: «Lampedusa non cambierà mai: è la geografia stessa che gli dà un anima – ha spiegato l’ex sindaco – Il soccorso in mare qui è innato: ci vuole parecchio per cambiare la nostra mentalità. Ma Lampedusa non può cambiare il mondo, e al di là di noi le cose sono addirittura peggiorate»

Serata migranti alla vidoletti
Giusi Nicolini in collegamento Skype

Ancora più forte è stata la testimonianza di Simone, che vive praticamente in barca: «Sul mio VHS ogni giorno sento le chiamate di soccorso: ma in questi ultimi tempi le chiamate spesso non hanno risposta. E questo non è da paese civile: vuol dire che prima di rispondere uno si domanda “ma se li soccorro, cosa mi succederà?”, e una cosa del genere non è bella. Una persona in mare si soccorre, poi dopo ci penserà chi ci deve pensare».

L’INFERNALE VIAGGIO DELLA SPERANZA, RACCONTATO DA CHI L’HA FATTO E DA CHI L’HA SEGUITO

Dopo di loro, accompagnati dal conduttore Luciano Scalettari, c’è stata la testimonianza di Livio Senigalliesi, fotografo che ha passato tanti anni sui fronti di guerra e che è stato per molto tempo sulla rotta dei Balcani coi migranti, arrivando dove nessun giornalista è arrivato e vedendo la vera tragedia di chi, dopo avere pagato migliaia di euro i mercanti, si ritrova a vivere la vita per anni davanti a un muro, o dentro a un capanno.

Dopo di lui Alassane Dyatikè, Maliano, che ha raccontato il suo viaggio nel deserto, dove ha visto seppellire diversi morti, l’inferno della Libia e la fortuna del destino per aver “perso il posto” in un gommone nell’agosto del 2016 che è naufragato al largo di Lampedusa. Ora è in Italia, e «Purtroppo sto molto bene, perchè ho incontrato molte belle persone».

Luca Blasi di Intersos ha invece  raccontato delle masse di migranti in transito a Roma, dove le istituzioni non danno niente a disposizione e il riparo viene offerto dalle associazioni umanitarie: lo ha raccontato dal punto di vista di un team mobile che “recupera” e assiste i migranti che cercano un posto per poter “fare tappa” e capire come muoversi, dà loro sostegno e qualche informazione, e per questo ha accumulato procedimenti giudiziari: per occupazione di suolo pubblico, per favoreggiamento dell’immigrazione e molto altro.

UN CONFRONTO DI BUONE PRATICHE

Alla fine, la serata ha visto anche una sorta di tavola rotonda: con Paolo Lambruschi, giornalista di Avvenire, Alberto Guariso, avvocato componente dell’associazione di studi giuridici dell’immigrazione, Orlando Amodeo, primo dirigente medico della polizia di stato, che si occupa di migranti dal 1995, e Silvio Aimetti sindaco di Comerio e portavoce della rete dei sindaci accoglienti della provincia di Varese.

Serata migranti alla vidoletti

Una tavola rotonda che ha dibattuto sull’importanza dei diritti fondamentali, sulla proliferazione delle fake news, sull’importanza di contrastare le falsità e gli insulti con un lavoro quotidiano, e le cattive leggi con un contrasto concreto alle norme incostituzionali che sono proliferate sul tema dell’immigrazione.

E ha raccontato, per voce del coraggioso medico poliziotto, persino le “balle” sulle pandemie portate dai migranti, come quella che vuole la tubercolosi in aumento: «Mentre in Italia la tubercolosi è diminuita fortemente negli ultimi 5 anni – spiega Amodeo – Mentre l’incidenza di epatite C è di gran lunga superiore tra gli italiani che tra gli stranieri».

UN PENSIERO INEVITABILE A MIMMO LUCANO

Il pensiero per tutta la serata, è stato a Mimmo Lucano: «Un sindaco coraggioso e onesto, mite, che ha avuto un’idea geniale per risolvere lo spopolamento della sua città con l’accoglienza – ha ricordato la sindaco di Lampedusa Nicolini – L’esperienza di Riace dovrebbe essere di ispirazione ad una nuova legge per l’immigrazione, e invece ora lui è agli arresti domiciliari per delle violazioni».

Una persona ben nota anche ad Amodeo – lo si vede anche dalle foto che scorrono dietro di lui che li ritraggono insieme – che, da servitore dello Stato, Ha detto «Se questo è un delinquente, sono delinquente anch’io».

Alla fine si è annunciato un presidio a suo sostegno per Mimmo Lucano a Varese, sabato 6 ottobre davanti alla prefettura alle 11, mentre lo stesso giorno e la stessa ora avverrà un’analoga forma di sostegno con una manifestazione nazionale a Riace.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 04 Ottobre 2018
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