Più urne che bare a Varese e a Busto
Nei nuovi dati sulla cremazione in provincia di Varese emergono, nelle due principali città, numeri superiori a quelli delle sepolture
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Urna batte bara, soprattutto nei due centri più grandi della provincia di Varese. E’ il risultato della consueta analisi di So.Crem, che viene resa pubblica pochi giorni prima del 2 novembre.
La percentuale dei cremati rispetto ai seppelliti ha infatti assunto numeri importanti, soprattutto nei comuni con più abitanti: se Gallarate ha raggiunto il 40%, Busto Arsizio e Varese hanno superato il 50% e sono ormai diventati maggioranza: più precisamente Busto Arsizio il 58% e Varese il 62%.
“È grazie a questi numeri che le amministrazioni comunali riescono ancora a gestire dignitosamente i propri cimiteri”, ha spiegato il presidente di So.Crem, Alessandro Bonfadini
In particolare, i dati rilevati da So.Crem sulla cremazione mostrano un incremento significativo: nei primi nove mesi del 2018 oltre 3.500 cremazioni sono state effettuate a Varese, di cui 2.440 salme e 1.086 di resti mortali. A Busto Arsizio, le cremazioni sono state 1.147 di cui 1.011 di salme e 136 di resti mortali.
I dati rilevati vanno rapportati alle disposizioni dei forni crematori in provincia di Varese, che sono due: uno a Varese con due forni ed uno a Busto Arsizio con un forno.
La cremazione a Varese è ottocentesca
La pratica della cremazione ha origini primordiali, perché reperti archeologici la collocano già a partire dal 3000 A.C. ed ha coesistito, secondo gli usi, i costumi e le credenze delle varie popolazioni, con le altre forme di sepoltura fino all’avvento del cristianesimo.
Con il veto della chiesa cattolica la cremazione è di fatto scomparsa per ricomparire timidamente alla fine del diciannovesimo secolo, periodo in cui cominciarono a costituirsi le prime associazioni cremazioniste e a sorgere i primi crematori (Lodi, Milano e Cremona).
Di cremazione se ne parlò ufficialmente a Varese nel 1880, quando un piccolo numero di ”intellettuali” varesini portatori di una idea che ai tempi andava controcorrente fondò la Società Varesina per la cremazione (ora anche denominata So.Crem Varese), con lo scopo statutario di diffondere il rito della cremazione, intesa come manifestazione di civiltà e progresso, promuovendo iniziative di carattere sociale, culturale e legislativo.
Obiettivo della neo fondata Associazione era quello di arrivare quanto prima a sostituire le tradizionali sepolture con il rito della cremazione, in modo da agevolare i comuni nella gestione dei propri cimiteri, sempre più carenti di posti e sempre più bisognosi di continui e costosi ampliamenti realizzati a discapito del consumo del territorio che avrebbe potuto invece avere altre e più utili destinazioni (“lasciamo la terra ai vivi” è sempre stato il motto di So.Crem Varese).
Dopo solo due anni dalla fondazione la Società Varesina per la cremazione costruì a proprie spese uno dei primi crematori italiani nel cimitero di Giubiano e la prima cremazione fu eseguita l’11 novembre 1884. Oggi So.Crem Varese conta ben 7.800 soci (2.300 solo a Varese).
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