Recalcati, fate l’amore con il sapere
Teatro Castellani tutto esaurito per la serata organizzata in occasione del Premio Chiara 2018. Lo psicologo ha parlato di scuola e del senso erotico dell'insegnamento
![Massimo Recalcati al Premio Chiara](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2018/10/massimo-recalcati-al-premio-chiara-698798.610x431.jpg)
C’è tanto bisogno di una guida. Se non fosse così non ci sarebbe stata una lunga fila di persone in coda sulle scale del teatro Castellani di Azzate per entrare ad ascoltare Massimo Recalcati, lo psicologo “più gettonato” dei nostri tempi.
Appuntamento organizzato dal Premio Chiara 2018 per parlare di un tema importante: la scuola.
E Massimo Recalcati lo ha affrontato a modo suo, con il suo stile, tenendo inchiodate alla poltrona quasi 500 persone.
«Quelli della nostra generazione senza la scuola si sarebbero persi – ha esordito il professore-filosofo – Perché la nostra vita ha la forma che ha? Sono gli incontri che danno senso alla vita, senza gli incontri non avremmo formazione. E il luogo dove gli incontri accadono è la scuola. Decisivo è l’incontro con il maestro».
La parola chiave della serata è stata erotismo. Difficile pensare che si possa applicare alla scuola e invece…: «È importante lo stile di un insegnante ma cos’è uno stile? È la relazione erotica che l’insegnante ha con l’oggetto del suo sapere: il libro.
Per Platone la didattica è sempre erotica perché implica l’amore
L’insegnante parla della deriva dei contenenti e accarezzo un corpo: letteralmente. Il libro è un corpo. Se l’alunno pensa: ne voglio ancora l’obiettivo è stato raggiunto. Quando c’è amore, la parola chiave è ‘ancora’ e – questo è il passaggio successivo – mentre l’insegnante spiega a sua volta impara, solo così l’amore non si esaurisce»
Le parole di Recalcati, presentate Cristina Boracchi, docente di storia e filosofia dirigente dell’Istituto “Daniele Crespi” di Busto Arsizio, scorrono fluide in una sala che ascolta in silenzio. Molti gli insegnanti e gli “addetti ai lavori” presenti ai quali sono stati offerti davvero molti spunti di riflessione.
Quel maestro che porta la luce, il fuoco, negli alunni, a volte inciampa, ma su quell’inciampare, se è un buon maestro, sa costruire una lezione.
«Perché è importante la cultura? – ha proseguito Recalcati, toccando un tema di forte attualità – perché è l’unico vero vaccino. Il vuoto di cultura genera la diffusione della droga, diceva Pasolini nei primi anni 70. Un concetto forse banale ma che sintetizza bene un pensiero più profondo: dove c’è vuoto di cultura c’è schiavitù.
Noi andiamo a scuola con la nostra prima lingua, quella materna poi la scuola ci impone di abbandonarla ed è un trauma. E invece quello è un passaggio fondamentale perché entriamo in una babele linguistica, incontriamo più mondi, più culture e questo favorisce l’apertura. La pratica della democrazia implica la traduzione: non esiste una sola lingua o un solo popolo».
Applausi e domande per Recalcati (anche quella, profonda, di uno studente che ha strappato una risata allo psicologo e a tutta la sala: “Come possiamo noi alunni accendere il fuoco nei nostri maestri?”)
E poi una conclusione che è quasi una medicina dal gusto un po’ amaro: «La buona educazione non garantisce la felicità. Ho conosciuto genitori che hanno fatto un lavoro egregio, eppure hanno figli problematici. Noi, insegnanti madri e padri possiamo e dobbiamo gettare le basi, ma nessuno potrà garantire la felicità ai nostri figli»
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