Recupero crediti con la ‘ndrangheta, in manette professionista e quattro picchiatori
La vittima è un'imprenditore, picchiato nello studio dell'intermediatrice finanziaria alla quale aveva affidato una delicata operazione finanziaria. Lei: "Adesso scateno la bestia"
La Dia di Milano questa mattina, martedì, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 5 persone per il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso.
I destinatari delle ordinanze sono gravemente indiziati di un violento pestaggio avvenuto all’inizio del 2017 ai danni di un imprenditore della zona di Legnano con l’obiettivo di estorcergli un’ingente somma di denaro.
Tutto parte da una somma di danaro che l’imprenditore aveva affidato a Paola Galliani, intermediatrice finanziaria con studio a Legnano. La professionista avrebbe dovuto fare un trasferimento di quel denaro estero su estero e poi farlo rientrare in Italia ma qualcosa non è andato per il verso giusto e l’imprenditore ha perso una parte di quei soldi.
Di fronte alle sue rimostranze l’intermediatrice ha pensato di affidarsi a quella che lei stessa definisce “la bestia” in un’intercettazione e cioè un team di pregiudicati vicini alle cosche di ‘ndrangheta per far chiudere la bocca al cliente insoddisfatto e così ha invitato l’imprenditore nel suo studio dove sarebbe stato pestato da Giuseppe Morabito, Enrico Verità, Massimo Emiliano Ferraro e Federico Ciliberto i quali non hanno esitato a dargli una lezione ricordando anche la loro vicinanza all’organizzazione mafiosa calabrese.
L’operazione è il proseguimento delle indagini “Linfa” e “Kerina 2” che, nei mesi scorsi, avevano portato al sequestro di oltre 150 kg di droga ed all’arresto di 17 persone, quasi tutte calabresi, per associazione finalizzata al traffico e alla detenzione di sostanze stupefacenti. Tra questi rivestiva un ruolo di una certa rilevanza anche Edoardo Novella, figlio di Carmelo Novella già capo della ‘ndrangheta in Lombardia e ucciso nel 2008 in un bar di San Vittore Olona. Proprio Edoardo, infatti, aveva messo a disposizione alcuni locali a lui riconducibili per stoccare lo stupefacente.
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