Restaurata la statua di Paolo VI al Sacro Monte
Si concluderanno a brevi i lavori di restauro della statua di Bodini e finanziati da un privato. «La canonizzazione di Paolo VI è diventata l'occasione per ridare luce all'opera»
«Nell’era di internet facciamo un lavoro che segue ancora il metodo di Benvenuto Cellini, del 1500». Un’arte antica quella del restauratore che Francesco De Andreis, proprietario della omonima fonderia, conosce bene: «Stiamo eseguendo un restauro di tipo conservativo, molto leggero e senza influenzare quelle che sono state le scelte dell’artista», spiega mentre finisce di stendere l’olio di cera sulla statua di Paolo VI.
I lavori sulla grande scultura di Floriano Bodini sono iniziati il 15 ottobre e dovrebbe concludersi entro il 20, restituendo ai varesini la statua nella sua bellezza originaria. Inaugurata il 24 maggio del 1986, da allora è il simbolo del Sacro Monte e gli interventi sono stati promossi dalla Parrocchia di Santa Maria del Monte e dalla Fondazione Paolo VI mentre il restauro è stato interamente finanziato da un donatore che vuole rimanere anonimo. «La circostanza della canonizzazione di Paolo VI è diventata l’occasione per ridare smalto, luce e calore che è un monumenti funebre piuttosto originale – spiega Don Sergio Ghisoni –. L’autore ha voluto esprimere qui l’umanità di Paolo VI, raccontando un uomo che porta i segni della vecchiaia e della malattia ma anche della sofferenza».
I lavoro di restauro sono stati affidati alla rinomata Fonderia d’Arte De Andreis s.r.l. di Quinto Stampi e prevedono, nel dettaglio, la pulitura e il lavaggio delle superfici bronzee, la rimozione delle incrostazioni bianche sulla superficie e conseguente ritocco di patina dove necessario, l’abrasione manuale mediante lana d’acciaio morbida di tutta la superficie bronzea al fine di ridare lucentezza alle parti originariamente lucide e, infine, la conclusiva applicazione di più mani di cera d’api sulla superficie dell’intera opera.
Il restauro, inoltre, è supervisionato da Dino Mariani, collaboratore dalla metà degli anni Settanta di Floriano Bodini ed è a lui che abbiamo chiesto di rispondere ad una domanda che molti si fanno: «Perchè c’è una pecora con cinque zampe? Non c’è nessun significato particolare. Durante la lavorazione era lì e l’abbiamo usata per riempire uno spazio vuoto» (Leggi anche l’intervista a Floriano Bodini).
LE MOSTRE
In questi giorni è possibile vedere opere di Floriano Bodini, sia al museo a lui dedicato, a Gemonio, sia al Castello di Masnago, a Varese. A Varese nell’ambito della mostra “Dal Realismo Esistenziale alla Nuova Figurazione. Gli Anni Cinquanta/Sessanta”, che ripercorre la vicenda giovanile di Floriano Bodini all’Accademia di Brera negli anni 50. A Gemonio in “Zivilcourage” al Museo Civico Floriano Bodini di via Marsala, 11. La mostra, aperta fino al 12 gennaio 2019, ripercorrere in maniera ampia l’iter creativo dello scultore.
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