Sulle note di Joan Baez il presidio per il sindaco di Riace
Al presidio in favore di Domenico Lucano davanti alla Prefettura c'erano rappresentanti del sindacato, associazioni, partiti politici e amministratori locali
«Noi stiamo con Riace la solidarietà non si tace». E ancora: «Arrestateci tutti, perché tutti e tutte perché abbiamo commesso reati di solidarietà e umanità». Con questi cartelli appesi al cancello della Prefettura di Varese sono stati accolti i partecipanti al presidio in favore di Domenico Lucano, il sindaco di Riace agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Una storia destinata a diventare un caso, perché Riace è considerata in tutta Europa un esempio virtuoso di accoglienza dei migranti.
Davanti alla prefettura si sono ritrovati rappresentanti del sindacato, associazioni, partiti politici, cittadini indignati, sindaci e amministratori locali. «La Cgil ha aderito a questo presidio – ha detto Umberto Colombo segretario della Camera dle Lavoro di Varese – e sarà presente anche all’incontro al cinema Nuovo lunedì sera per essere solidali con il sindaco di Riace. I detrattori di queste iniziative dicono che non siamo rispettosi della magistratura. Noi vediamo in questa azione un attacco a quei progetti che concretamente dimostrano che è possibile fare accoglienza».
Tra i promotori c’è Giuseppe Musolino di Un’altra Storia Varese. «Noi chiediamo udienza al prefetto perché vogliamo far sentire la nostra voce – dice Musolino -. Siamo qui come molti altri stanno facendo in altre parti d’Italia per dimostrare solidarietà a Domenico Lucano che ha avuto il coraggio di mettere in atto un progetto virtuoso, apprezzato in tutta Europa».
Uno che certamente ha fatto un’esperienza di accoglienza molto simile a quelle del primo cittadino di Riace è il sindaco di Comerio Silvio Aimetti che ha partecipato al presidio e raccontato la propria esperienza, con la sua straordinaria carica etica e soprattutto con la sua profonda umanità. «Una realtà di normalità con gli immigrati è possibile – ha detto Aimetti – come avveniva per gli italiani che emigravano all’estero in cerca di fortuna. Siamo di fronte a un atteggiamento demagogico in un momento critico della nostra storia. Credo che la famigerata legge Salvini, anche per i più razzisti, sarà un danno ulteriore perché creerà più clandestinità e più insicurezza. È un comportamento malvagio per alimentare la spirale della paura».
Il presidio si è chiuso sulle note di We shall overcome di Joan Baez il cui ritornello suona così: «Riusciremo a superarlo/Riusciremo a superarlo/Un giorno ne saremo fuori».
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