Tosi, garante dei detenuti senza mezzi: “Le istituzioni hanno abbandonato il carcere”

Matteo Tosi lancia l'allarme sulla bomba sociale nella struttura di via per Cassano: "Non c'è più l'area trattamentale e le istituzioni ignorano ogni proposta e richiesta"

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«Il carcere è una bomba sociale e il garante comunale dei detenuti è un’arma spuntata che non viene supportata né dalle istituzioni interne alla struttura, né da quelle esterne». È qualcosa di più di un atto d’accusa quello di Matteo Tosi, ex-consigliere comunale dimessosi proprio per svolgere al meglio il ruolo che gli è stato assegnato dal sindaco Antonelli, schiacciato tra la sostanziale indifferenza dei decisori della casa circondariale e la mancanza di supporto minimo da parte del Comune di Busto.

Il suo operato, ultimamente, è stato messo in dubbio da qualcuno e lui ha deciso di spiegare perchè ultimamente non sta più facendo colloqui con i carcerati: «Semplicemente perchè non posso fare nulla di quello che mi chiedono e perchè non so più con chi posso rapportarmi».

La realtà fotografata da Tosi è impietosa: «A Busto Arsizio è scomparsa l’area trattamentale – spiega – che si è lentamente svuotata di forza dopo il pensionamento della dirigente Rita Gaeta, mai sostituita, e con un continuo andirivieni di educatori. Questo significa ritardi sostanziosi nella redazione delle sintesi personali dei detenuti e una limitazione all’accesso ai benefici di cui molti hanno diritto che siano permessi, scarcerazioni, messe alla prova».

In un carcere con 433 detenuti, dato di ieri, su 280 di capienza, di cui due terzi stranieri e la metà extra-comunitari (non c’è nemmeno un mediatore culturale), la tensione si avverte ad ogni apertura celle, ad ogni (pessimo) pasto, ogni notte: «È di poche settimane fa la rivolta con i fornelletti lanciati contro la Polizia Penitenziaria, sott’organico ma comunque abbastanza tollerante nei confronti dei carcerati – ricorda Tosi – eppure se cerco di proporre proposte culturali non vengo nemmeno preso in considerazione». Diversi i progetti proposti: corsi per realizzare magliette stampate, cineforum in collaborazione col Baff, incontri con gli autori del territorio. Il garante sta anche lavorando ad un pool di tre avvocati in collaborazione con l’Unione delle Camere Penali di Busto Arsizio per coadiuvare lo sportello amico presente in carcere che fa da tramite tra le richieste di informazioni dei detenuti.

Tosi sostiene che anche il Comune non agevola il suo compito a dovere: «Il consigliere Paolo Efrem ha protocollato in questi giorni la richiesta che facciamo per la terza volta, lanciata dal mio predecessore Luca Cirigliano, in cui chiediamo la disponibilità di un ufficio, anche uno sgabuzzino, la pubblicazione della mail sul sito del comune di Busto Arsizio per contattarmi, un rimborso spese per eventuali spostamenti a Milano» – elenca il garante che spiega anche il perchè di questa richiesta sottolineando «che il ruolo va legittimato e che l’impegno non indifferente necessario a svolgere bene questo ruolo richiede almeno un sostegno fattivo minimo dell’amministrazione».

Al fianco di Tosi c’è anche Luca Cirigliano che conferma tutti i problemi elencati dal suo successore e non nega che vi siano grosse difficoltà anche in carcere, realtà certamente complessa per definizione ma a Busto con qualche pecca in più: «L’unico modo per ottenere una risposta è passare tramite l’ufficio protocollo – sostiene Cirigliano – solo così sono obbligati a risponderti entro un termine preciso. Questo è l’unico consiglio che posso dargli oltre a quello di tornare a parlare coi detenuti. So cosa si prova a non sentirsi considerato nonostante l’impegno».

 

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 16 Ottobre 2018
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