1921-2015, il ghiacciaio “se ne va”

I responsabili del Parco del Gran Paradiso lanciano l'allarme: il ghiacciaio del Grand Etret, in Valsavarenche, ha perso 130 metri rispetto al 2017. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono evidenti

VALSAVARENCHE cambiamenti climatici

La montagna a confronto in due fotografie che mostrano in modo inequivocabile gli effetti dei cambiamenti climatici sui ghiacciai. Nell’immagine vediamo la Valsavarenche, parete nord del Ciarforon: la foto di sinistra è datata 1921, quella di destra 2015. Il progressivo assottigliamento della calotta del ghiacciaio è evidente (area in giallo sull’immagine più recente) così come l’appiattimento del seracco con frane di detrito (in verde) che hanno reso impraticabile la salita alpinistica (in viola). (foto storica di M.A. Gilardini, 2015 di Stefano Cerise).

“Il cambiamento climatico renderà invivibili le città, migreremo tutti in montagna”

A diffondere questo raffronto di immagini sono stati i responsabili del Parco Nazionale Gran Paradiso per sensibilizzare le persone sugli effetti del cambiamento climatico che sta causando alcuni evidenti disagi nell’area montana e che trovano conferma anche nei risultati del monitoraggio effettuato nel 2018 dal Corpo di Sorveglianza dell’Ente Parco, in collaborazione con gli operatori del Comitato Glaciologico Italiano. Dalle rilevazioni emerge un arretramento medio di 22 metri
tra i 57 ghiacciai controllati.

UN TERZO DI SUPERFICIE IN MENO
L’arretramento più consistente è stato registrato nel ghiacciaio del Grand Etret, in Valsavarenche, che ha perso 130 metri rispetto alle rilevazioni effettuate nel 2017. In questo caso il bilancio di massa, parametro che esprime meglio di altri lo stato di salute di un ghiacciaio, relativo al periodo 2017-2018, è risultato negativo con una perdita di quasi un metro di equivalente in acqua. Dal 2000 il ghiacciaio ha perso quasi un terzo della sua superficie.

LE CONSEGUENZE E I PERICOLI GIA’ EVIDENTI
Lo scioglimento dei ghiacciai comporta anche possibili pericoli diretti nel breve periodo, ne è esempio la formazione di laghi proglaciali come quello del Grand Croux in Valle di Cogne, per cui la scorsa estate è stata resa necessaria un’operazione di svuotamento con intervento d’urgenza, in quanto un’esondazione avrebbe potuto provocare una piena del torrente Valnontey con pericolose conseguenze per i turisti e abitanti presenti lungo il corso dello stesso. Il lago è sorvegliato speciale da parte del Corpo di Sorveglianza, che sta monitorando la situazione in collaborazione con i tecnici della Fondazione Montagna Sicura.
“Il Gran Paradiso è in enorme difficoltà dal punto di vista nivologico, forse anche perché è la cima oltre 4.000 metri più a sud d’Italia”, spiega Stefano Cerise, Ispettore del Corpo di Sorveglianza del Parco, “I ghiacciai a quote più basse sono quelli che hanno risentito maggiormente delle temperature elevate, nonostante l’inverno 2018 sia stato molto nevoso, con scioglimenti precoci che hanno causato il crollo di vie alpinistiche storiche, come quella sulla parete nord del Ciarforon in Valsavarenche”. I cambiamenti climatici non hanno conseguenze solo sul paesaggio ma anche sulla fauna dell’area protetta; i guardaparco hanno notato che, soprattutto nel caso dello stambecco, gli esemplari salgono sempre più di quota nei mesi caldi e si spostano alla ricerca di zone più fresche e riparate, su pendii esposti a nord. Particolare rilievo ha anche l’aspetto ambientale della ricerca; il lavoro dei guardaparco viene condotto con un impatto nullo. Per raggiungere i luoghi delle rilevazioni infatti non vengono utilizzati elicotteri, ma solamente gli sci o i ramponi.

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Pubblicato il 29 Novembre 2018
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