Accam, Busto Grande dice sì al piano 2027 ma precisa: “Ora il sindaco vada avanti”
La lista civica chiede ad Antonelli di andare in assemblea pronti a ritirare le quote di chi non ne vuole più parlare e redigere, finalmente, un piano industriale ambizioso e all'avanguardia, senza date di scadenza
Busto Grande dice sì allo slittamento della chiusura di Accam al 2027 ma punta il dito contro quello che definisce «il solito teatrino dell’assurdo andato in scena qualche giorno prima in commissione, quando maggioranza e opposizione si sono confrontate sulle sorti del nostro termovalorizzatore, da protrarre o meno al 2027».
Per la lista civica che esprime Paolo Efrem in consiglio comunale «è l’ultima volta che la nostra lista vota a favore di un piccolo slittamento, e l’abbiamo fatto solo nella speranza che il Sindaco possa tornare in fretta a rilanciare il proprio progetto. Da qui in avanti, per noi, o sarà 2048 o tante vale lasciar perdere e godersi il triste spettacolo dello scaricabarile che verrà».
Per la civica l’atteggiamento del Sindaco, che forte della propria idea non disdegna di respingere la proposta della “sua” maggioranza, è secco ma giusto mentre boccia PD e M5S, «che votano insieme, ma solo dopo aver battibeccato a lungo e aspramente e comunque avendo posizioni divergenti sul tema; umida la posizione di Forza Italia, che ancora una volta – dall’apertura delle primarie a oggi – sceglie di non scegliere e di dire che va bene tutto, purché con le poltrone vada tutto bene; riciclabile a ogni evenienza il parere della Lega Nord, che oggi si improvvisa ambientalista per un giorno, e conferma la propria coerenza solo nell’essere all’opposizione rispetto al suo provinciale e a Salvini».
Insomma per Busto Grande è, tanta e indifferenziata le confusione sotto il cielo della politica bustocca sul tema incenerimento: «In primis sui termini e sui concetti, purtroppo. Perché tutti parlano di “portare a chiusura” – ma il rischio, nemmeno troppo remoto, è quello del fallimento – tramite investimenti per limitare le perdite, cosa evidentemente impossibile per un Consorzio già in rosso e senza una prospettiva di medio-lungo termine per ripensare la propria operatività. L’idea che è passata, insomma, è quella di tirare a campare per qualche anno, così da potersi lamentare ancora un po’ dei soci che non confluiscono più e, soprattutto, lasciare a chi verrà l’onere di annunciare disfatta e licenziamenti, o il compito di reiterare l’imbroglio».
Per il portavoce Matteo Sabba «allora tanto vale chiudere il prima possibile e se non sarà possibile farlo in maniera indolore allora lasciare che chi di dovere indaghi sulle responsabilità dei singoli amministratori, (e con un buon guadagno di chi gestisce discariche e inceneritori “concorrenti”, privati o partecipate di ogni genere), sperando che prima o poi qualcuno finanzi lo smantellamento dei forni e la bonifica del terreno che Busto aveva messo a disposizione dei soci».
L’unica alternativa concreta che la lista continua a vedere «è quella della serietà e del pragmatismo incarnati dal Sindaco (che ancora una volta ci vantiamo di aver proposto e ci rammarichiamo di aver dovuto abbandonare tra le spire dei partiti): andare in Assemblea pronti a ritirare le quote di chi non ne vuole più parlare e redigere, finalmente, un piano industriale ambizioso e all’avanguardia, basato su consulenze scientifiche e investimenti tecnologici in grado di ammodernare fino all’eccellenza forni, filtri e processi di lavorazione, così da tutelare la salute di noi tutti senza rinunciare a fare utili e a essere protagonisti delle nostre scelte».
Un passaggio anche sulla linea tenuta dal Pirellone nella vicenda: «Non comprendiamo la volontà della scorsa giunta di Regione lombardia di prolungare ad eternum discariche a cielo aperto, tecnica da era primitiva, a sfavore di alcuni inceneritori, tra cui ACCAM. Non siamo ultras dell’incenerimento, ma finché l’alternativa è il paleozoico del rifiuto, ci sembra ovvia la parte in cui stare».
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