Dai manicomi di 40 anni fa alla solitudine di oggi
Com'é cambiato il mondo del disagio psichico: dalla legge Basaglia, che ha abolito i manicomi 40 anni fa, ad oggi. Ne hanno parlato i giornalisti Alberto Gaino e Giulia Destefanis e lo psichiatra Isidoro Cioffi

Bambini legati nudi ai loro letti, elettro shock agli organi genitali, da svegli, per insegnare loro a controllare gli sfinteri, lobotomia: anche questa era la psichiatria 40 anni fa, prima della legge Basaglia.
Se ne è parlato nella sala VareseVive a Glocal, “per ricordare quanto può essere escludente la società, perché lo stigma verso i malati psichici c’è ancora e l’esclusione colpisce anche altre minoranze. Ad esempio i migranti”. A spiegarlo è stata Giulia Destefanis, giornalista di Repubblica autrice di una piccola web serie in tre puntate sugli ex ospedali psichiatrici per bambini.
Ad aprire il dibattito il suo video-servizio su Villa Azzurra, il manicomio infantile di Grugliasco (Torino) in cui fu scattata la foto di una bambina nuda legata mani e piedi al suo letto “come in una crocifissione laica”: da quella foto rubata e coraggiosamente pubblicata da L’Espresso (efficace esempio di giornalismo di inchiesta), partì la rivolta culturale della società civile che portò qualche anno dopo all’approvazione della legge Basaglia per l’abolizione dei manicomi.
“Il problema è che la legge Basaglia non ha avuto risorse per portare fuori dal manicomio le persone, solo un ex internato su dieci è stato accompagnato nel suo percorso, gli altri sono stati e sono abbandonati alla solitudine delle famiglie”, ha spiegato Alberto Gaino, giornalista e scrittore che ha dedicato all’argomento un toccante approfondimento (da cui è nato il libro “Il manicomio dei bambini”), di ciò che è accaduto nella storia recente del nostro paese, “e che in una forma strisciante rimane, nonostante i muri dei manicomi siano caduti”.
Tra gli ultimi a cadere, quello dell’Ospedale psichiatrico di via Otorino Rossi a Varese, oggi sede dell’Asst, “ritenuto all’avanguardia negli anni ‘50 perché qui si praticava una particolare lobotomia”, ha ricordato rabbrividendo Isidoro Cioffi, psichiatra impegnato nel lavoro quotidiano di inserimento sociale delle persone con disagio psichico. “E su questo fronte il lavoro da fare è ancora enorme”, ha affermato.
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