La medicina trasfusionale: etica e gratuità del dono
Convegno organizzato da Avis provinciale Varese e Avis Sovracomunale Medio Varesotto: un occasione per fare il punto della situazione
Dai principi etici alla pratica di tutti i giorni che ha a che fare con diritti, tutele e coinvolgimento di nuovi donatori: questo è stato il confronto su cui ci si è misurati durante il convegno organizzato da Avis provinciale Varese e Avis Sovracomunale Medio Varesotto il 24 novembre scorso a Varese.
Una giornata ricca di spunti nella quale, alla mattina, si è dato spazio alle relazioni scientifiche che hanno puntato l’attenzione sulla medicina rigenerativa e sui progressi della ricerca, grazie anche alla presenza di importanti relatori dell’Università dell’Insubria, dell’ASST Settelaghi e di rappresentanti della Fondazione Tes, realtà operante a livello nazionale nel campo della biologia e della medicina rigenerativa basata sulle cellule staminali cordonali e adulte, tratte principalmente dal sangue di donatori volontari. Nel pomeriggio il dibattito ha preso invece le mosse dagli strumenti giuridici e normativi in fatto di medicina ed etica, per approdare poi al dibattito con le voci di donatori, pazienti e dirigenti associativi.
Gli strumenti: Codice etico e Carta di Oviedo
Del Codice Etico approvato lo scorso anno dalla Società Internazionale di Medicina Trasfusionale ha parlato Karin Magnussen, responsabile del comitato medico della Fiods, mentre Carlo Petrini, presidente del Comitato Etico dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha approfondito l’articolo 21 della Convenzione di Oviedo sulla non commerciabilità del corpo umano. In entrambi i casi si tratta di documenti che mettono al centro concetti quali il rispetto e la tutela di pazienti e donatori e che sottolineano la gratuità della donazione quale elemento fondante, che permette di riconoscere il sangue donato come “bene comune e fattore di coesione sociale”.
Il dibattito: gratuità e promozione
Proprio su questi due elementi, ovvero il rispetto e la tutela dei donatori e pazienti e la gratuità, si è inserito il dibattito moderato dalla giornalista Stefania Radman, che ha visto al tavolo Pierluigi Berti, presidente della SIMTI la Società Italiana di Medicina Trasfusionale e Immunoematologia, Mario Picozzi, direttore del Centro di Ricerca in Etica clinica dell’Università dell’Insubria e Giulio Corgatelli, membro del Consiglio direttivo dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Varese e medico di medicina generale.
Accanto alle loro voci si sono sentite anche le testimonianze di un dirigente associativo, un donatore e un paziente trasfuso. Il principio di gratuità è stato più volte ribadito come elemento fondante di un modello che non appartiene a tutti i Paesi e che però è l’unico in grado di ricondurre la donazione di sangue alla sua principale funzione, che è quella di garantire cure a tutta la comunità. Nel dibattito non è mancato un richiamo importante alla necessità di continuare ad alimentare il sistema attraverso il coinvolgimento di nuovi giovani donatori. Una sfida che si misura sempre più sulla capacità di intercettare le nuove generazioni potendole incontrare e stabilendo relazioni che possano far cogliere l’importanza e la bellezza del dono.
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