L’assessore Dimaggio fa visita al “sindaco Arsen”
Una festa in cui i ragazzi del centro di prima accoglienza linguistica accolgono l’assessore della Città di Varese: è questo il piccolo grande evento avvenuto questa mattina alla scuola Parini
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Una festa in cui i ragazzi del centro di prima accoglienza linguistica accolgono l’assessore della Città di Varese: è questo il piccolo grande evento avvenuto questa mattina alla scuola Parini, dove sono accolte le classi di questo progetto unico in Italia, che accoglie i ragazzi provenienti da altri paesi in una sorta di “classe d’entrata” che dà le prime basi di italiano ai giovani studenti stranieri iscritti alle scuole primarie e secondarie della città di Varese.
Ad accogliere Rossella Dimaggio c’era il “sindaco” Arsen, albanese, 14 anni che frequenta la terza media all’Anna Frank e ha esibito un già ottimo italiano. Con lui, altri ragazzi che hanno ricreato una città, offrendo caffè agli ospiti o gestendo i “negozi” che avevano ricreato per impratichirsi con l’italiano e così entrare nelle loro rispettive classi di appartenenza, tra un paio di mesi, con una maggiore padronanza della lingua.
A seguire questo progetto, attivo da ben otto anni, sono Cinzia Milan, insegnante dedicata ai ragazzi della secondaria, Romana Gelindi e Emanuela Vallenzasca per la primaria.
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Con loro, in questa giornata speciale, c’erano anche Chiara Ruggeri dirigente istituto comprensivo Anna Frank, che ospita il centro di prima accoglienza linguistica, e Filomena di Pietro insegnante di sostegno per uno dei giovani ed entusiasti studenti.
I ragazzi rappresentavano circa dieci nazioni: abbiamo contato ragazzi da Albania, Perù, El Salvador, Bagladesh, Moldavia, Romania, Sri Lanka, Congo, Colombia.
Il progetto è possibile grazie alla collaborazione tra Ust (l’ex Provveditorato) e il comune di Varese, che sono stati capaci di unire le risorse per un’iniziativa che permette ai ragazzi di integrarsi meglio nelle classi, di creare una prima piccola comunità cittadina, e di vivere esperienze positive, che li fanno sentire più integrati e partecipi nella città in cui sono andati a vivere.
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