L’Ordine sanziona con la censura l’architetto-assessore
Il provvedimento a carico di Luca Macchi, ex assessore a Suap e manutenzioni, risale a settembre e segue la segnalazione di Luigino Portalupi. "Un segnale per i tutti professionisti che hanno incarichi amministrativi"
L’Ordine degli Architetti di Varese ha sanzionato, con la misura della censura, l’architetto Luca Macchi, già assessore nella giunta Tarantino fino all’inizio del 2018. «Hanno fatto di tutto per isolarci, ma avevamo ragione noi a sollevare il caso» dice Luigino Portalupi, portavoce degli “arancioni” (lista fuori dal consiglio comunale) e dell’associazione Eureka, che hanno sollevato la questione.
Il provvedimento disciplinare risale al 26 settembre scorso, la sanzione è stata confermata a Portalupi da una lettera del Presidente del Collegio di Disciplina n.1 dell’Ordine, l’architetto Renzo Bottinelli.
Tutto partito dalla segnalazione all’Ordine fatta da Portalupi, che stava valutando anche l’esposto alla Procura. Un passo fatto «non certo per attaccare Macchi politicamente, ma per due motivi diversi», dice Portalupi. «In primo luogo perché l’Ordine degli Architetti prendesse in mano, con questo provvedimento, una materia delicata».
In che senso? «Dopo le elezioni che avviarono il secondo mandato Tarantino, lo stesso chiamò, per obbligo di coalizione, l’architetto Macchi al ruolo di assessore. Facemmo subito presente, in via informale e formale, le norme che regolavano la incompatibilità per i “professionisti tecnici che operano sul territorio”. Si ipotizzò la delega dei Lavori Pubblici. A seguito delle nostre note, dopo settimane di travaglio, il Sindaco affidò all’architetto Macchi due deleghe (Suap e manutenzione immobili pubblici) che a nostro avviso erano palesemente in contrasto con la norma. Dopo varie note e scambi di opinioni, il problema fu risolto con un parere del Segretario Comunale che noi contestammo alla radice».
«Dopo questo pronunciamento dell’Ordine, la furbizia di sindaco e segretario comunale escono sconfitti». Perché – ragiona ancora Portalupi- il conflitto d’interessi esisteva e non bastò la differenza nominalistica (sulla definizione delle deleghe) ad aggirarlo. «Non basta cambiare nome alle cose per togliere la realtà dei fatti, a Samarate come in altri Comuni della zona. È bene che architetti, geometri, immobiliaristi lo sappiano». Il riferimento è a dinamiche che sono emerse spesso anche nel dibattito politico-amministrativo locale, anche in Comuni della provincia.
E la seconda ragione? «Ci hanno accusato di essere rompiballe, di personalismi: questo accusare chi chiede il rispetto delle regole, chi chiede conto della legalità è un comportamento omertoso. Il nostro è sempre stato un giudizio sull’operato e non sulle persone».
Oltre a Macchi, a Tarantino e al segretario comunale, Portalupi dice che gli “arancioni” pretendono le scuse anche «dai Gruppi di Minoranza che per pigrizia, per solidarietà di categoria, non hanno speso una parola (dicasi una parola) per contestare l’incarico istituzionale che si sovrapponeva a quello professionale». È una presa di posizione dura che chiude una campagna per la trasparenza (“mordere la mela”, nel linguaggio di Portalupi) durata mesi.
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