Maroni: “Il rito ambrosiano è concretezza, condivisione, coraggio e carità”
Sala Campiotti piena per la prima presentazione ufficiale del libro "Rito Ambrosiano" (Rizzoli) scritto dall'ex governatore della Lombardia. Ad accoglierlo, in un'atmosfera carica di affetto e curiosità, tanti amici, colleghi di partito e avversari politici
Sala Campiotti piena per la prima presentazione ufficiale del libro “Rito Ambrosiano” (Rizzoli) scritto dall’ex governatore Roberto Maroni. Ad accoglierlo, in un’atmosfera carica di affetto e curiosità , tanti amici, colleghi di partito e conoscenti, con il sindaco di Varese in prima fila. Ad intervistarlo il direttore della Prealpina, Maurizio Lucchi, e Marco Giovannelli, direttore di Varesenews. L’incontro rientrava tra le iniziative di Glocal, il festival del giornalismo locale organizzato da Varesenews, che animerà con oltre sessanta incontri la città per tutta la settimana.
Roberto Maroni ha risposto a tutte le domande, anche alle più scomode, in modo rilassato, tipico di chi «ha voluto lasciare la politica, senza esserne costretto». Il libro non è un manifesto politico, ma il racconto di un uomo che ha passato trent’anni da protagonista come amministratore pubblico, tre volte da ministro e una volta da presidente di Regione Lombardia. «Finisco come ho iniziato, da consigliere comunale a Varese» ha detto sorridendo.
L’idea di scrivere un libro sulla sua esperienza politica è nata durante Expo. «Spesso – ha raccontato Maroni – io e Giuseppe Sala, l’attuale sindaco di Milano, ci trovavamo in iniziative comuni. Eravamo avversari politici ma tutti e due concordavamo sul fatto che potevamo fare tante cose per il bene della collettività. Questo è il rito ambrosiano: la concretezza».
L’ex governatore alla concretezza affianca altre tre “C” che caratterizzano quel rito: condivisione, coraggio e carità. Da un leghista non te lo aspetteresti mai. Maroni però è abituato da sempre a spiazzare i suoi interlocutori, fin da quando passò da Democrazia Proletaria alla Lega Lombarda di cui fu fondatore insieme all’amico fraterno Umberto Bossi, nei confronti del quale prova ancora «un sincero affetto». Così come vuole «bene sul serio» a Silvio Berlusconi, leader «che ha tirato i remi in barca e senza erede politico».
I protagonisti della storia del rito ambrosiano hanno i volti di Cristoforo Benigno Crespi, visionario imprenditore bustocco che diede vita alla straordinaria esperienza del Villaggio Crespi d’Adda, esempio di liberty “proletario” diventato patrimonio dell’Unesco, e di Marco Morganti. Quest’ultimo è il vero paradigma del rito che nasce all’ombra della Madonnina. È stato il fondatore di Banca Prossima del gruppo Intesa Sanpaolo. Una sorta di Yunus in salsa meneghina, il “banchiere dei poveri” già Premio Nobel per la pace e ideatore del microcredito moderno. «Banca Prossima – ha detto Maroni – c’è solo a Milano. Dà i finanziamenti ai primi esclusi e a dirigerla c’è un laureato in filologia rinascimentale». Nel rito ambrosiano, dunque, anche la carità avrebbe il volto della qualità.
Secondo Maroni, lo stesso non si può dire invece per la giustizia, motivo per cui da grande ha deciso di fondare un’associazione che si chiamerà “Presunto innocente“. «Troppi amministratori pubblici finiscono nei guai pur non avendo commesso reati – ha spiegato Maroni nella veste di avvocato – Uno non fa il sindaco per arricchirsi e il rischio è che alla fine la selezione degli amministratori punterà al ribasso».
L’ex governatore della Lombardia ha sottolineato la scomparsa dai radar della politica attuale di alcuni temi cruciali: il calo demografico, l’insufficienza di politiche a sostegno delle famiglie, la mancanza di attenzione ai millennials. «Da Governatore avevo fatto il decreto felicità perché ritenevo fondamentale occuparmi di una generazione che nei prossimi dieci anni sarà classe dirigente».
L’autonomia del nord Italia non è un retaggio degli slogan cari al Carroccio, ma un’istanza che riempie ancora i suoi sogni di cittadino. Maroni boccia un’Europa «troppo lenta nel dire quello che fa» e perciò molto facile da attaccare. E le prossime elezioni europee potrebbero essere anche le prove generali di Matteo Salvini nella veste di leader assoluto, cioè oltre il 40%, di un centrodestra che, così com’è, «non ha futuro».
Un’alternativa all’Europa per l’ex governatore esiste e si chiama Eusalp, macroregione che raggruppa sette paesi alpini, tra cui cinque stati membri della Ue (Germania, Francia, Italia, Austria e Slovenia) e due stati non membri (Liechtenstein e Svizzera) e circa 80 milioni di persone. Un modo per ricordare che la questione settentrionale non è stata cancellata dal cuore e dalla mente del militante leghista, nemmeno dal rito romano. «Un tempo quel rito era palude – conclude Maroni – oggi è decisamente comunicazione 4.0. Troppo impegnato a denunciare il complotto piuttosto che a fare le cose».
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Tutti insieme, appassionatamente. Quelli che han fatto e quelli che han disfatto, quei ch’eran amici e quei ch’eran nemici, “che se scambiano la stima boni amici come prima” (direbbe Trilussa). Una confusione totale, un’ovazione corale: onori e gloria all’ex ministro governatore che ci ha così bene amministrato e che ha condotto l’Italia e la Lombardia a tanto prestigiosi traguardi !