Ospedali, i cittadini protestano. E i vertici regionali?
All’incontro di Varese è emerso chiaramente che la popolazione chiede una svolta, che è fortissimo il malcontento causato dalle scelte della Regione e dal modo di chi in loco le attua
C’è da preoccuparsi se si guarda alle reazioni dei vertici regionali davanti allo spessore della protesta dei cittadini che, soprattutto a Varese, si impegnano perché sia loro restituita una sanità decente, che faccia dimenticare, almeno in buona parte, i disastri di una gestione e di una riforma da modificare in tempi possibilmente brevi prima che si arrivi a una situazione che potrà avere anche pesanti ripercussioni politiche .
All’incontro di Varese è emerso chiaramente che la popolazione chiede una svolta, che è fortissimo il malcontento causato dalle scelte della Regione e dal modo di chi in loco le attua. Notizie da Milano ci dicono invece che i regionali corrono ai ripari potenziando con personale in più le nostre strutture di Pronto Soccorso. Allora è meglio ricordare a chi è smemorato o lo fa, che il problema non sono i Pronto Soccorso ma i posti letto negli ospedali, dimezzati per risparmiare a fronte di una domanda notevole, legata alle condizioni di salute e alle elementari esigenze di una collettività che versa tasse per miliardi a Stato e Regione.
Le aquile legislative di rito ambrosiano hanno fatto una scelta che poteva essere innovativa, utile, intelligente se rispettosa della realtà, vale a dire cure immediate con degenze ospedaliere brevi, legate alle fasi acute delle patologie, poi ricoveri meno costosi e impegnativi in strutture assistenziali adeguate, non da prima linea.
Che hanno fatto i nostri rappresentanti a Milano? Si sono buttati a chiudere posti letto negli ospedali e basta. E il sistema sanitario è andato gambe all’aria, a pagare dazio naturalmente i cittadini e un’altra categoria di sfortunati, quella degli addetti all’assistenza., medici e infermieri. Con la Prima Repubblica per anni a Varese abbiamo avuto un ospedale da 1300 letti, che è stato in grado di accogliere anche la Facoltà di Medicina e Chirurgia. Nel 2001 si scese prima a 833 letti poi a 757, ma il sistema reggeva ancora, la costruzione del “nuovo” Circolo inoltre sembrava anche un segnale di progresso, di tranquillità per il futuro. Poi i governi romani hanno stabilito che si spendeva troppo per la salute e hanno cominciato a tagliare i rifornimenti alle Regioni. Tutti i partiti sono stati zitti, vere pecore, per farla breve la sanità efficiente di Lombardia è andata in malora anche per le invenzioni di chi non aveva più soldi e pretendeva di salvare la faccia davanti all’elettorato, grazie a ballisti scatenati e magari anche alla disattenzione dei mezzi di comunicazione.
I disagi dei pazienti e dei loro parenti qui a Varese sono notissimi, ma per sottolineare le furbate dei nostri politici regionali- tutti, non se ne salva uno, soprattutto quelli che sognano di conquistare l’Europa- vale la pena di ricordare la vicenda del nostro Pronto Soccorso assediato, con malati accampati nelle barellaie in attesa di un posto libero nei reparti dove non si contano i letti vuoti ma non usabili perché “non aperti al pubblico.”
Abbiamo avuto per decenni un Pronto Soccorso nel quale lavoravano 13 medici e una trentina scarsa di infermieri: non c’erano computer, dal punto di vista burocratico si viaggiava con la biro, venivano fatte anche oltre 300 visite al giorno. Oggi i medici sono 26, gli infermieri più di 80 per tamponare una situazione rimasta pesantissima, basta ricordare la barellaia, perché nei reparti complessivamente ci sono appena 45O posti letto agibili e tali devono restare in omaggio alla riforma. Il PS è quindi diventato un megareparto aggiunto per far fronte alla domanda di aiuto e cure da parte della popolazione, ma a volte è anche una stazione transito per ospedali minori dove può capitare anche a varesini di essere dirottati al volo quando pure la barellaia scoppia. Ovviamente nessuna struttura per le cure intermedie è stata realizzata, la situazione diventerà sempre più pesante e si finirà alla guerra anche davanti ai tribunali perché il diritto alla vita, alla salute è inalienabile e non saranno dei personaggi inadeguati a imporci il loro medioevo politico e amministrativo.
All’incontro al De Filippi tra politici regionali e i comitati per la difesa della salute della collettività c’era anche il sindaco Galimberti. Un segnale di vicinanza ai suoi concittadini molto importante . Affetto e simpatia anche per Maroni quando ha presentato il suo libro sul “rito ambrosiano” dei lombardoni in politica. La carità, segnalata nel libro come uno dei cardini del rito, caro Bobo a Varese non l’abbiamo mai vista. Fa comunque piacere, tanto, il tuo rinnovato interesse per la politica locale dopo il tuo viaggio nazionale di notevole profilo. Un interesse importante per insegnare ai giovani leghisti come si fa. Roba da brividi infatti sentire dire alla platea del De Filippi, arrabbiata nera, che il progetto della sanità di Lombardia è stato premiato negli Usa. Ci credo, non parlava di barellaie, di interventi ritardati per mancanza di posti letto, di esami che richiedono mesi di attesa, di ricoveri in altri ospedali e delle tante altre storie di pessima sanità che sono vere rubriche quotidiane sui nostri mezzi di comunicazione.
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E CL cosa dice? Direi che al De Filippi era il convitato ”di pietra”.
Finalmente si scoprono le carte, e ora quello che tutti sapevano è anche scritto. Ormai per curarsi bisogna andare a Legnano o a Rozzano…