Peppe Servillo: “Il mio Battisti Jazz a Varese”
Sabato 10 "Pensieri & Parole" al Cinema Teatro Nuovo porterà a Varese, nell'ambito di JazzMI, uno dei più carismatici interpreti della canzone italiana, insieme a cinque straordinari musicisti jazz e le canzoni di Battisti e Mogol

L’appuntamento è per sabato 10 novembre alle 21: “Pensieri & Parole” al Cinema Teatro Nuovo porterà a Varese uno dei più carismatici interpreti della canzone italiana, Peppe Servillo, insieme a cinque straordinari musicisti jazz e le parole di Battisti e Mogol, per una serata di grande musica e al tempo stesso, di grande teatro.
Servillo è il frontman del celebre gruppo italiano Avion Travel dal 1980, ha partecipato a due festival di Sanremo, portando – prima con gli Avion Travel poi con Enzo Avitabile – la grande musica d’autore al grande pubblico. Ora nella città giardino arriva come “punta di diamante” del weekend varesino di JazzMI, l’importante rassegna milanese di Jazz che ha superato, per quest’anno, i confini del capoluogo lombardo.
Può raccontare il progetto che verrà presentato a Varese?
«Da diversi anni con questa formazione affrontiamo il repertorio popolare attraverso diversi autori: e lo facciamo perchè pensiamo che il jazz si alimenti con la cultura popolare. I jazzisti, che sono specialisti nel linguaggio dell’improvvisazione, rinnovano così una storia antica, quella di improvvisare appunto tenendo come spunto il repertorio popolare. La scelta degli autori non è casuale: prima Modugno, poi Celentano e ora battisti. In particolare, Battisti è uno degli autori piu personali della nostra tradizione cantautorale, con una narrazione che portava anche le contraddizioni della crescita del nostro paese, ma partendo da punto di vista personale, lirico. Il suo non era impegno sociale o politico nel senso stretto, ma ciononostante era poetico e profondo, soprattutto nella lirica dei testi con Mogol, visto che affronteremo quasi tutte canzoni scritte con lui.
Qual è il valore di certe rassegne come JazzMi, e quanto è importante che si allarghino in altri territori?
«Innanzitutto, Milano è una ribalta e un palcoscenico nel quale il jazz ha il piacere e l’obbligo di esibirsi e di mostrarsi, poi proprio i grandi festival hanno bisogno di aprirsi ad un territorio più grande, e mi fa molto piacere fare parte di questo processo. Il jazz comunque vive di momenti alterni: di festival e bagni di popolarità ma anche di quotidianità nei club. il linguaggio del jazz ha una sua autonomia e specialità che in Italia vive i maniera moto variegata, e si nutre anche dell’apporto degli stranieri che qui vivono e fanno musica».
Tra i progetti jazz e il Festival di Sanremo, che ha entrambi frequentato, c’è un punto di incontro?
«Ci sono appena stato, con Enzo Avitabile e prima ancora con gli Avion Travel. Sanremo è un occasione in cui in poco tempo bisogna mettere a fuoco la propria espressione artistica davanti a una platea enorme: questo comporta dei rischi, anche un azzardo. Io ho avuto per due volte la fortuna di fare un percorso che poi gli spettatori riconoscono dal vivo, anche da parte del pubblico che mi ha conosciuto in quella occasione.Senza contare che Sanremo ha sicuramente sollecitato un profilo artistico che magari gli Avion Travel non avrebbero perseguito»
Qual è il rapporto con gli Avion Travel?
«Costante e continuativo. Abbiamo pubblicato a maggio scorso “Privè” il nostro nuovo disco di inediti, per cui siamo stati in tour tutta l’estate e lo siamo ancora oggi. Poi, il gruppo ha dato vita anche ad altre esperienze, io ho lavorato in teatro con mio fratello (Toni, ndr), ci sono dei lavori sulla canzone napoletana, c’è il progetto che porto anche al concerto varesino di JazzMI».
Cos’è un disco per lei?
«Credo nel disco come una sorta di biglietto da vista artistico. In tutti questi anni il cambiamento nel modo di fruire la musica ha determinato inevitabilmente un cambiamento intrinseco nel crearla. Ma è vero che artisti della mia generazione ora praticano il live come se fosse uno spettacolo teatrale, cosa che ho cominciato a fare parecchi anni fa per scelta, perchè credo nello scambio dal vivo. Ho la fortuna di fare molti spettacoli ogni anno e il senso del mio lavoro me lo da il pubblico: per questo il disco è di fatto un biglietto da visita per una esibizione da vedere».
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