Ri-conoscere per cambiare: donne e uomini più consapevoli contro la violenza
Un convegno e una campagna informativa di Telefono Rosa Piemonte che avverte: mai sottovalutare i primi segni di violenza, siano essi uno schiaffo o un atteggiamento aggressivo

Ri-conoscere per cambiare. E’ questo lo slogan ideato dal Telefono Rosa Piemonte di Torino per una serie di iniziative, tra le quali un convegno in programma domani, 23 novembre al Campus Einaudi in Lungo Dora Siena 100 a Torino.
Il convegno, realizzato in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino, il Politecnico di Torino, il Comitato Unico di Garanzia, il Cirsde, è centrato sulla necessità di riconoscere i temi legati alla violenza di genere e affrontarli quindi con le giuste strategie.
Ma, insieme alla campagna Ri-conoscere per cambiare, anche un invito esplicito alle donne e agli uomini in generale. Per le donne, significa non considerare mai un insulto o un ceffone come improvvisi momenti di rabbia, di “raptus” in realtà inesistenti: perchè a quei comportamenti potrebbe seguire una escalation il cui esito potrebbe rivelarsi letale, come troppo spesso vediamo.
Anche e specialmente per gli uomini, significa riprendere consapevolezza del fatto che qualunque atteggiamento aggressivo, prevaricatore, violento, non è un evento occasionale e marginale, ma l’inizio di un processo rovinoso.
«E’ un 25 novembre che conta ancora troppe donne morte ammazzate – spiegano le responsabili di Telefono Rosa – ma conta anche migliaia di donne che i centri antiviolenza accolgono dopo anni di sofferenza, spesso condivisa con i figli, anche molto piccoli, incolpevoli portatori dei danni immensi della violenza assistita».
E dal Telefono Rosa di Torino arriva anche un messaggio per le istituzioni ma anche per chi si occupa di comunicazione: «Chiediamo una diversa narrazione del fenomeno nelle cronache giornalistiche: chiediamo un supporto concreto da parte di enti e istituzioni; chiediamo che ogni donna dopo lo svelamento della violenza non venga lasciata ostaggio della paura, ma abbia l’ascolto e l’attenzione del sistema di accoglienza, ma pure della giustizia e dei servizi sociali. Chiediamo azioni concrete di prevenzione, per non continuare a osservare ciò che avviene dopo la violenza, ma agire per fermarla prima. E tutto questo perchè l’antidoto alla violenza non è la conciliazione ma l’assunzione di responsabilità di chi la commette».
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