A Cuvio il calendario che sa di storia e cinema
Oltre 200 persone alla presentazione del Taccuin de Cüvi: filarmonica e festa per tutti

Come sempre é stato il tradizionale concerto natalizio della Filarmonica Cuviese, l’attrazione principale di una serata intensa e molto partecipata – circa 200 i presenti, sabato scorso alla Palestra della scuola primaria di Cuvio – Programma della serata ricco di momenti culturali intervallati da quelli legati alla comunità, quali la consegna delle borse di studio da parte dell’amministrazione comunale e a presentazione del calendario cuviese 2018.
Il primo applauso lungo e caloroso é stato per il breve ricordo che il presidente della Filarmonica Cuviese, Pieremilio Tenconi, ha fatto in memoria a del Presidente onorario Antonio Maggi, scomparso a settembre.
Come sempre mirabilmente diretta dal Prof. Claudio Beltrame , la Banda di Cuvio ha offerto un programma di alto valore eseguendo opere di Vivaldi Mancini Mozart Gershwin e altri che hanno soddisfatto ed entusiasmato il pubblico.
Le pause tra un pezzo e l’altro hanno visto salire sul palco il Comune di Cuvio a premiare i ragazzi frequentanti le scuole di istruzione secondaria di secondo grado vincitori delle borse di studio alla memoria del comm. Giovanni Pancera, sindaco di Cuvio per oltre vent’anni.
Il sindaco Luciano Maggi ha premiato gli studenti vincitori con un valore di euro 500 che sono risultati: Mario Ballerini, Daniele Magnani, Lorenzo Massa, Marta Salvalaggio, Martina Righi, Sara Rizzi.
Il momento conviviale del paese di Cuvio é stata anche l’occasione per Padre Massimiliano Taroni, il sacerdote della comunità pastorale di Canonica e da qualche mese, residente nella casa parrocchiale di Cuvio, di presentarsi alla popolazione ed esprimere apprezzamento per le esecuzioni musicali. Già conosciuto come scrittore, ha anche rivelato di essere stato in gioventu’ suonatore di Sassofono tenore presso la banda del suo paese.
Altro momento di particolare interesse per i cuviesi, la presentazione del 20° “Taccuin de Cuvi”, ennesima fatica degli autori Giorgio Roncari e Graziano Tenconi, che presentando l’ argomento dell’anno, Il film “ Venga a prendere un caffè da noi” il film tratto da un’ opera di Piero Chiara, hanno rievocato i giorni di quel 1969 quando Cuvio si era trasformata in Cinecitta’.
(Foto di Franco Velati)
DICONO GLI AUTORI
In generale si è cercato di sviluppare argomenti a tema. Quest’anno per celebrare il secondo decennio era obbligo approfondire un soggetto che racchiudesse qualcosa di particolarmente significativo. Il caso ha voluto che proprio mezzo secolo fa a Cuvio furono effettuate le riprese del film ‘Venga a prendere il caffè da noi’ tratto dal libro di Piero Chiara ‘La spartizione’ del quale Ugo Tognazzi fu l’interprete principale.
Furono, quelle, giornate di fermento ed euforia. Il paese fu pervaso da una strana e ingenua agitazione. Mai si erano visti attori a Cuvio. È vero che una ventina di anni addietro aveva recitato nel nostro piccolo teatro Franca Rame con la sua compagnia; brava, si!, ma non era ancora famosa. Tognazzi invece era un attore celebre, uno che era sempre in tv.
Anche per Cuvio, in quegli anni Sessanta c’erano stati eventi importanti: l’arrivo delle ‘Tre Valli’ e i circuiti delle ‘ragazze sprint’, la decennale rassegna dei ‘Pittori Sordomuti’, le prime ‘Feste del Villeggiante’ in grande smalto. La modernità aveva ormai preso il sopravvento anche nel nostro paese e nelle nostre abitudini e pareva che più niente potesse stupirci.
Invece quando si sparse la voce che, proprio qui da noi, a Cuvio, sarebbe arrivata una troupe cinematografica per girare un film, la nostra presunta scorza di gente smaliziata si sbriciolò e un fermento di meraviglia, incredulità, allegria quasi infantile pervase tutti. Era stato il sindaco, il commendator Pancera, ma per noi tutti semplicemente il Nino, che, in comune, al bar, in piazza, dava la novella: “Vegn scià ul Tognazzi a girà un film”, diceva così col suo modo di essere, un po’ autorevole e un po’ confidenziale, compiaciuto e divertito di stupire la sua gente.
I luoghi dove le varie scene vennero girate furono parecchi: la strada verso il cimitero con alcuni scorci di sguincio del cimitero stesso, la piazza con il palazzo Litta dove venne posizionato l’ingresso della biblioteca, il Sariciun, ovvero la via Trieste, con la porta vicino alla vecchia barberia del Pizzol trasformata nella bottega del Paolino, agghindata di quadri e anticaglie. Il muro del Campaccio, dove oggi c’è il posteggio del parco, con la tettoia e il bersò interni che davano sulla strada. Poi ancora la vecchia farmacia e gli uffici del municipio.
Le riprese più importanti e animate furono girate nella chiesa di S. Pietro e Paolo dove, durante una funzione, Emerenziano adocchiò le sorelle Tettamanzi. C’erano un mare di figuranti, venuti da chissà dove, ma tantissime erano anche le comparse di Cuvio che non aspettavano altro che l’uscita della pellicola per riconoscersi e vantarsi coi villeggianti di quei giorni insoliti e straordinari.
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