La casa di via Cavour e il medioevo (re)inventato
Costruita a fine anni Venti, Casa Marcora è ispirata nelle forme al gotico lombardo e al periodo dei liberi comuni medievali. Nella sua storia ha visto passare famiglie e attività, ma ancora oggi conserva il fascino dei mattoni e della pietra
Quasi un castello dentro al centro cittadino: è la grande casa di via Cavour 6, che da novant’anni fa bella mostra di sé nel centro di Gallarate. È uno dei più interessanti esempi di edifici neomedievali in città, con il suo richiamo evidente al gotico lombardo, nell’uso dei mattoni che evoca la Milano fiera nemica del Barbarossa.
Oggi ben riconoscibile per alcune delle attività commerciali presenti (per comodità di riferimento, citiamo la pasticceria siciliana) il grande edificio con alloggi e botteghe nacque come Casa Marcora, su progetto dell’architetto Pietro Zucchini e dell’ingegnere Stefano Calcaterra, come si legge sui documenti storici messi a disposizione da Giacomo Cattaneo, dell’Immobiliare Cavour che amministra lo stabile.
Gli anni Venti sono stati un decennio particolarmente vivace dal punto di vista edilizio e dell’architettura a Gallarate. Prima che la crisi mondiale del ’29 aprisse un quinquennio di crisi, i gallaratesi videro comparire nuove infrastrutture pubbliche (come la scalinata Liberty della stazione, tra le via Albricci e Venegoni), la biblioteca o ulteriori padiglioni dell’ospedale, oltre a diversi interventi di edilizia privata, come la Casa Orlandi, il “palazzo plurialloggi” di Largo Boito e appunto anche Casa Marcora.
Fotografia di Salvatore Benvenga tratta dal libro “Gallarate, Luci della Città (2012)” – Prodigi Edizioni (doppia pag.60-61)I progettisti Zucchini e Calcaterra scelsero di inserirsi nel filone delle architetture neomedievali, che anche nella città dei due galli vanta esempi significativi. Il gusto neogotico e neoromanico si era diffuso fin dalla metà dell’Ottocento: era un medioevo reinventato, che si rifaceva all’epoca dei liberi comuni e che – con la Lombardia ancora parte dell’Impero asburgico – iniziò ad essere riproposto (ad esempio dalla famiglia Manzoni) come segno distintivo nazionale, di spirito risorgimentale, contrapposto al neoclassicismo, che era un po’ lo stile ufficiale dell’Impero. A Gallarate i richiami al medioevo si affacciarono con un edificio collettivo, l’ospedale civico di Camillo Boito costruito nei primi anni dell’Italia unita, mentre in seguito il neomedievalismo divenne stile diffuso soprattutto nelle abitazioni private, tra cui diversi esempi di villa con torretta, come – uscendo appena dai confini della città – la Villa Montevecchio a Samarate.
Rispetto ad altri esempi, la particolarità della casa di via Cavour è invece – vista con gli occhi di oggi – la sua collocazione in pieno centro, unico edificio neomedievale tra palazzotti settecenteschi e interventi più moderni. Ma anche accanto alle austere mura del Palazzo Broletto, edificio pubblico che in realtà è nato come convento e poi divenne caserma e infine sede comunale, da cui il nome medievaleggiante di “Broletto” a reinventare nelle parole – anche qui – antiche tradizioni d’ autonomia comunale.
La grande casa di via Cavour fu pensata come abitazione borghese, ma anche come spazio commerciale, integrato poi nel cortile – affacciato su via Damiano Chiesa – da un fabbricato ad arcate che ospitava la ferramenta Marcora. Come ogni altro edificio, ha visto rinnovare i suoi spazi e le sue funzioni nell’arco di un secolo, anche se aggiunte e modifiche non hanno snaturato il carattere originale dello stabile, ben evidente nella grande e ordinata facciata sulla strada. Oggi ospita tra gli altri una banca, una pasticceria, una casa editrice, studi medici, di psicologia e di architettura, ma anche la sede operativa delle Sbb Cargo, la “filiale” italiana della ferrovie svizzere che occupa lo stabile rinnovato su via Damiano Chiesa.
Particolare dell’ascensore Breda-Stigler del 1938. Foto Tommaso CattaneoL’ala verso via Chiesa fu rinnovata a inizio anni Novanta, realizzando tra l’altro anche la “galleria Broletto”, che nelle ore diurne consente di passare da via Chiesa al grande cortile comunale e di qui fino alla via Trombini, seguendo un percorso sempre coperto. Realizzata dall’architetto Vittorio Introini e dall’ingegner Edoardo Guenzani, la galleria faceva parte di quella serie di interventi (altri esempi si trovano dietro piazza Libertà) ispirati dal principio della “permeabilità delle corti” teorizzato negli anni Ottanta, secondo cui i vecchi cortili – spazi intermedi tra pubblico e privato – potevano diventare punto di passaggio da usare nella vita quotidiana. La Galleria Broletto è diventata pienamente percorribile dal 2017, con orari corrispondenti – appunto – a quelli del Broletto.
La cancellata che chiude l’ingresso da via Cavour. Foto Tommaso CattaneoIn novant’anni tante sono le storie – le attività, le persone – passate dalla grande casa di via Cavour e dal suo cortile. Tanto varie che è impossibile citarle tutte. Non manca qualche curiosità e così l’attuale amministratore dello stabile, Giacomo Cattaneo, che è un grande appassionato di motocicli, sottolinea ad esempio un incrocio curioso di biografie e attività legate alle due ruote rombanti: «Nel cortile c’era la bottega del Praderio che riparava biciclette e negli anni Cinquanta vendeva i ciclomotori Benelli. E tra i vari affittuari negli anni Cinquanta abitava qui anche Giuseppe Granpa, che era anche ispettore della Federazione motociclistica italiana». Erano gli anni in cui Gallarate era nota – tra gli appassionati – anche il celebre “Circuito motociclistico cittadino”, che poi il Motoclub Cascinetta ha riproposto come rievocazione proprio negli anni in cui era presieduto da Cattaneo.
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