Tra Meneghin, Sabonis e Petrovic: Flavio Vanetti racconta il suo basket

Il bar "Cata sü" di Varese ospita (ore 19 di martedì 18) la presentazione del nuovo libro del giornalista varesino. Organizza "Il basket siamo noi"

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«La prima volta che vidi il basket dal vivo fu, naturalmente al palazzetto dello sport di Varese: in campo c’erano gli Harlem Globetrotters. Accadde circa cinquant’anni fa e da allora in avanti i canestri diventarono una parte sempre più consistente della mia vita».

Flavio Vanetti, giornalista varesino, classe ’59, racconta così la prima parte del lungo percorso che lo ha portato – in queste settimane – a pubblicare “Basket”, il suo nuovo libro edito dalla giovane e vivace casa editrice “Tam” nella collana “Piccoli libri eccellenti”. «La proposta iniziale fu per redarre una storia della pallacanestro, ma abbiamo preferito prendere un’altra strada: quella del racconto, mio personale, di situazioni, squadre e personaggi che ho incontrato lungo tanti anni: prima da appassionato, poi da cronista della Prealpina e successivamente di Gazzetta e Corriere della Sera. Purtroppo una delle cose che ho notato rileggendo il libro è il gran numero di persone citate che ci hanno lasciato. Ultimo in ordine di tempo il Gianni Asti di Torino, omonimo del padre nobile della Robur Varese, anche lui scomparso qualche anno fa».

Vanetti ha avuto modo di vivere in prima persona momenti cruciali della storia cestistica europea, cominciando con l’epopea della Grande Ignis e proseguendo poi con l’era dei grandi duelli che hanno preceduto lo sbarco in massa dei giocatori del Vecchio Continente in NBA. Fino ai tempi moderni. «Racconto del mio primo grande scoop, ahimè mancato:  di ritorno da una trasferta a Barcellona il dg Giancarlo Gualco, infuriato per la sconfitta, sbottò davanti a me: “Tanto hanno già venduto Meneghin”. Non immaginai che fosse vero e non lo scrissi…».

Vanetti è un calderone di aneddoti: «Con Arvydas Sabonis (il poderoso pivot sovietico e poi lituano dopo il dissolvimento dell’URSS ndr) furono scintille in un paio di occasioni. Capì male quello che avevo scritto e si infuriò con me, e un’altra volta rischiai di rimanere con… mezza intervista perché si arrabbiò per qualcosa». Per Drazen Petrovic (il vero pioniere dei giocatori europei in America), il “Mozart dei canestri”, il ricordo di Flavio è invece più delicato: «Quelle stesse mani magnifiche nel trattare e nel tirare il pallone da basket erano incredibilmente deboli: Drazen faticava ad aprire una lattina di bibita. Eppure con la palla faceva cose straordinarie».

Flavio Vanetti presenterà il suo libro, “Basket” (9,50 euro), questa sera – martedì 18 dicembre – al bar “Cata sü di via Carrobbio nel corso di un appuntamento organizzato dal trust “Il basket siamo noi”. Si comincia alle ore 19. Nel gennaio 2019 dovrebbe esserci un ulteriore appuntamento in città.
Chi volesse acquistare il libro online può cliccare sul banner sottostante. In questo caso a VareseNews sarà riconosciuta una piccola quota.

 

Damiano Franzetti
damiano.franzetti@varesenews.it

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Pubblicato il 18 Dicembre 2018
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