Prima il panettone, poi l’annuncio: «L’azienda chiude»
È successo alla Hammond Power Solutions di Marnate. I 40 dipendenti hanno ricevuto la lettera di licenziamento lo stesso giorno del regalo di Natale
Il cesto natalizio consegnato alle 14 e l’annuncio di “cessazione attività” dato dalla dirigenza ai dipendenti alle 16. È successo tutto in un giorno -lo scorso 18 dicembre- alla Hammond Power Solutions di Marnate, controllata dalla “Corporate” canadese che produce trasformatori ad alta tensione. Nell’azienda era in programma un incontro proprio il giorno successivo, mercoledì 19, per rimodulare i contratti dei 40 dipendenti che dovevano passare dal “Confimi” al “Federmeccanica CCN Nazionale”, contratto considerato migliorativo dalla stessa Fiom-Cgil.
Invece ora il Natale dei dipendenti ha il sapore amarissimo di un clima festivo danneggiato da questo annuncio ritenuto inspiegabile anche dallo stesso primo cittadino Marco Scazzosi che parla di «fulmine e ciel sereno: l’ho saputo all’anti vigilia di Natale. Tra l’altro un nostro consigliere comunale ha lavorato lì e d è andato in pensione l’anno scorso e conosce bene quella realtà. Sembrava che la nuova proprietà canadese fosse riuscita a dare un impulso importante a questa realtà».
Invece alla vigilia delle feste i dipendenti dello stabilimento hanno ricevuto il cesto natalizio, ma immediatamente dopo anche la comunicazione del licenziamento. Alla base della decisione, un cambio di strategie della casa madre. Il gruppo è quotato alla Borsa di Toronto, è leader di mercato nel Nord America e ha stabilimenti nel mondo anche negli Usa, Messico e India. L’azienda si chiamava in origine Marnate Trasformatori, ed era stata acquisita dai canadesi sei anni fa. I rappresentanti sindacali avevano in programma un incontro con i dirigenti per discutere del contratto, ora invece dovranno negoziare con la società la nuova situazione, in un incontro previsto dopo le festività.
È stato difatti concordato un incontro informale il prossimo 7 gennaio fra le rappresentanze sindacali e il legale della società, un avvocato di Busto Arsizio. Il sindacato punta ad ottenere la continuazione dell’attività produttiva, anche sotto una nuova proprietà e per questo si stanno cercando altre strade da percorrere per mantenere i posti di lavoro. La fabbrica di via Antonio Gramsci è ora chiusa e del futuro dei 40 lavoratori se ne riparlerà al rientro dalle ferie.
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