I soldi all’ex Sea Handling erano una forma di aiuto di Stato
La società, poi privatizzata e uscita dal perimetro aziendale Sea, aveva ricevuto 360 milioni di euro in otto anni. Il Tribunale dell'Unione Europea ha respinto l'ultimo ricorso rimasto, quello del Comune di Milano
Il Tribunale dell’Unione Europea ha respinto il ricorso del Comune di Milano sulla vicenda di Sea Handling, la controllata di Sea (poi uscita dal perimetro dell’azienda a capitale pubblico) che si occupava di servizi di terra.
Al centro c’è il pronunciamento della Commissione Europea che nel dicembre 2012 aveva ritenuto che le operazioni di aumento di capitale per 360 milioni di euro, fatte dalla società-madre Sea tra 2002 e 2010, costituissero degli aiuti di Stato incompatibili con il mercato interno. Per questo ne aveva disposto il recupero, aprendo una fase complessa che poi ha portato alla “privatizzazione” della società con la costituzione di Airport Handling, con successivo ingresso di capitali arabi (DNata).
Nel frattempo però la controversia legale è andata avanti: nel 2013 la stessa Sea Handling, lo Stato italiano e il Comune di Milano (in qualità di maggior azionista di Sea) avevano chiesto al Tribunale dell’Unione europea, con ricorsi separati, di annullare la decisione della Commissione. Sea Handling e Stato hanno poi rinunciato, il Comune invece ha tenuto duro.
E così arriviamo a dicembre 2018: il Tribunale dell’Unione Europea ha rigettato tutti i motivi di ricorso presentati dal Comune di Milano. “Il Tribunale ritiene che la Commissione abbia validamente dimostrato che le decisioni della Sea di compensare le perdite subite dalla Sea Handling costituivano un trasferimento di risorse pubbliche ed erano imputabili al Comune di Milano. Il Tribunale rileva che le circostanze che il Comune di Milano fosse azionista di maggioranza della Sea e che esercitasse su di essa un controllo costante erano sufficienti per identificare tale società come “impresa pubblica” e per qualificare gli apporti di capitale da essa concessi alla Sea Handling come risorse pubbliche. Il Tribunale ritiene, inoltre, avvalorando il ragionamento della Commissione, che un investitore privato non avrebbe agito come Sea per garantire la redditività della propria controllata e che comunque il Comune di Milano non sia riuscito a dimostrare un errore manifesto della Commissione”.
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