Spread in rialzo: quali effetti ha sull’economia italiana?
In questi giorni, con la manovra economica bocciata dall’Unione Europea e sottoposta ad un nuovo vaglio da parte delle camere, i mercati finanziari ha no conosciuto molti alti e bassi, con lo spread che è ritornato a incutere timore negli investitori

In questi giorni, con la manovra economica bocciata dall’Unione Europea e sottoposta ad un nuovo vaglio da parte delle camere, i mercati finanziari ha no conosciuto molti alti e bassi, con lo spread che è ritornato a incutere timore negli investitori.
Spesso descritto dai mass media in maniera troppo superficiale, oppure utilizzato a scopi di mero terrorismo psicologico, lo spread altro non è che la differenza tra il rendimento dei titoli di Stato tedeschi – che per la loro solidità sono presi come riferimento nell’area UE – e quelli italiani.
Le sue influenze sull’economia reale sono molteplici e in questa sede cercheremo di analizzare le principali aree in cui il differenziale tra Bund tedeschi e BTP italiani incide a lungo termine sul potere d’acquisto dei consumatori.
L’effetto dello spread sui mutui
Stando a quanto riporta un interessante articolo della giornalista Milena Gabanelli sul Corriere della Sera, l’impatto dello spread sull’accensione di un mutuo non dipende tanto dal fatto che il tasso sia fisso o variabili, per il fatto che comunque la concessione del prestito è legata ai tassi medi interbancari europei.
Ciò che incide invece è la durata del mutuo, poiché a seconda del mese in cui si stipula il contratto gli interessi da pagare sulla rata saranno più o meno alti; inoltre, se nell’arco di pochi mesi lo spread può far salire di qualche decimo di punto il tasso d’interesse, se effettuiamo una proiezione su un periodo di 20 anni – ossia la durata media di un mutuo per la casa – parliamo di decine di migliaia di euro di interessi in più da pagare rispetto agli anni scorsi.
Banche e imprese: le categorie più danneggiate dal rialzo dello spread
Se da un lato i mutui cono comunque tutelati dal rialzo del differenziale tra i titoli di Stato tedeschi e italiani, dall’altro ciò non vale per il nostro sistema bancario: infatti avendo molte banche comprato titoli di stato per sostenere l’economia nazionale, con la differenza in negativo il valore di tale investimento si è tradotta in una perdita stimata attorno ai 10 miliardi di euro.
Ciò si traduce in una minore liquidità delle banche e una propensione a erogare prestiti e servizi ai risparmiatori con più oculatezza, effettuando restrizioni anche molto pesanti e alzando i tassi d’interesse.
Pagare un prestito con un tasso più alto significa per gli imprenditori avere meno facilità di accesso al credito, con la conseguente difficoltà a creare fatturato, dovendo saldare i debiti sia con le banche, sia con eventuali fornitori, oltre a dover pagare regolarmente gli stipendi ai dipendenti.
Lo Stato e il debito pubblico
Ma come giustamente sottolinea la Gabanelli nel suo articolo lo spread ha un effetto diretto e devastante sul nostro debito pubblico: infatti su 2300 miliardi di euro di passivo, gli interessi a pagare nel 2019 sarebbero 5 miliardi di euro, mentre nel 2020, con lo spread in costante rialzo, salirebbero a 9.
Inoltre bisogna tenere in conto che coloro che hanno comprato titoli di Stato italiani a scadenza – ossia banche, imprese, investitori stranieri, risparmiatori italiani, assicurazioni e finanziarie – dovranno essere ripagati con un differenziale di rendimento adeguato, proprio in virtù del fatto che uno spread più elevato obbliga lo Stato a emettere titoli con tassi di rendimento più alti, in modo da attirare più capitale possibile per rifinanziare il debito.
Stando ad oggi gli interessi calcolati su BTP e titoli di Stato sono pari a 60 miliardi di euro, con un aumento di 1,5 miliardi.
Per ulteriori aggiornamenti sui temi economici potete consultare il nostro sito www.bancario.info, dove troverete ulteriori approfondimenti e notizie.
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