Abuso d’ufficio in comunità montana, comincia il processo
Imputati Marco Magrini e la sua giunta oltre ai tecnici dell’ente e al liquidatore di “Valcuvia Servizi”. Sotto la lente un contratto da oltre 100 mila euro
I pubblici amministratori titolari di pubblici uffici debbono operare in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione.
Lo prevede l’articolo 97 della Costituzione. Ed è questo il succo dell’accusa mossa dalla procura della repubblica di Varese nel primo atto dell’istruttoria dibattimentale che vede alla sbarra quattro politici, due tecnici e il liquidatore di una società partecipata con l’accusa di abuso di ufficio in concorso.
Si tratta di Marco Magrini, Mauro Fiorini, Alessandro Malnati e Silvano Ronzani (ai tempi delle contestazioni presidente, vice presidente e assessori di Comunità Montana Valli del Verbano); Danilo Bevilacqua e Massimo Colosio (responsabili dell’ufficio tecnico e del settore finanziario dell’ente) e Roberto Nicoletti, liquidatore e legale rappresentante della Valcuvia Servizi, società costituita nel 2007 in house poiché partecipata per il 99,5 % dalla stessa Comunità Montana Valli del Verbano.
Il processo che si è di fatto aperto oggi – una prima udienza slittò per un impedimento di un difensore – vede come fatto contestato una delibera di giunta di Comunità Montana del 14 ottobre 2013 con la quale si autorizzava la stipula di un contratto con oggetto “Attività strumentali alla gestione del servizio rifiuti”, per l’importo di 107 mila euro, di fatto l’adeguamento a due contratti già in essere tra Valcuvia Servizi e Comunità Montana nel 2009 e 2011.
Valcuvia Servizi, da quanto risulta dal capo d’imputazione e confermato anche nelle prime fasi dibattimentali, venne posta in liquidazione il 30 settembre 2013 (quindi prima dell’atto della giunta) e liquidata definitivamente a fine 2015.
Ad attivare le indagini sono stati due esposti alla Procura da parte dei nuovi vertici della Comunità Montana nel frattempo subentrati all’amministrazione Magrini: si tratta di Paolo Enrico e Fabio Felli, rispettivamente presidente e vice dell’ente, in carica dal luglio 2014 al maggio 2015.
Oggi in aula sono stati ascoltati entrambi e hanno risposto alle domande di accusa e difese specificando di essere venuti a conoscenza dei contratti in essere interpellando il liquidatore, e di «aver valutato l’incongruità della somma dovuta a Valcuvia Servizi a fronte della reale capacità dell’azienda di poter offrire i servizi pattuiti». Da qui la decisione di bloccare i pagamenti alla società: si tratta di circa 57 mila euro “stornati” da quanto pattuito (cioè quanto rimaneva da pagare dei 107 mila).
In pratica dalla ricostruzione effettuata in aula dal primo teste (un maresciallo della guardia di finanza di Luino incaricato dal pm Massimo Politi di svolgere indagini di polizia giudiziaria per conto della Procura), i dipendenti in forza alla Valcuvia Servizi per svolgere quanto previsto dal contratto sarebbero stati del tutto insufficienti: da quanto risultato al militare durante gli approfondimenti, risultavano nel novembre 2013 in forza alla società partecipata quattro dipendenti, tuttavia tutti impiegati per il funzionamento della funivia di Monteviasco, più uno “in distacco” dalla stessa Comunità Montana impiegato per mansioni di controllo sulla raccolta rifiuti in tutti i Comuni aderenti alla convenzione per il porta a porta (raccolta nel frattempo passata a Econord, nel settembre 2013, dopo essersi aggiudicata l’appalto).
Nel corso dell’udienza durata tre ore e mezza di fronte al collegio giudicante presieduto da Orazio Muscato sono stati ascoltati anche due dipendenti, uno di Comunità Montana – quello “dato in prestito” a Valcuvia Servizi – e una seconda, che lavorò prima per Valcuvia Servizi, poi per Econord.
Altri sei testi saranno ascoltati nel corso della prossima udienza in programma per il 28 maggio.
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