Cinghiali, Coldiretti Varese: “Un problema, bisogna intervenire”
"E’ urgente un’azione di contrasto condivisa, oltre a un monitoraggio costante del problema nell’intero arco prealpino", dichiara Fernando Fiori
“I cinghiali nel Varesotto rappresentano un problema enorme: mettono a rischio la sicurezza di cittadini e automobilisti, nonché la sopravvivenza delle imprese agricole. E’ quindi urgente un’azione di contrasto condivisa, oltre a un monitoraggio costante del problema nell’intero arco prealpino. Purtroppo è una storia ben troppo conosciuta: e l’incidente mortale successo pochi fa a sud di Milano, sull’autostrada A1, non fa che confermare la gravità di un fenomeno che denunciamo da tempo”.
Lo rimarca Fernando Fiori, presidente di Coldiretti Varese: “L’escalation dei danni, delle aggressioni e di incidenti anche gravi è il risultato della incontrollata proliferazione degli animali selvatici che colpisce direttamente l’intera area prealpina. E’ un flagello perenne: ungulati e selvatici devastano i campi di ogni angolo del Varesotto e le operazioni di contrasto, finora, si sono rivelate inefficaci a risolvere una volta per tutte il problema. Ribadiamo per l’ennesima volta quanto già richiesto alle istituzioni: è necessario un censimento ex-novo sul territorio, perché la popolazione di questi animali è di gran lunga superiore a quanto già stimato dall’Ispra. Da qui occorre partire per predisporre nuovi piani d’abbattimento, e l’agricoltura pretende che siano efficaci”.
Le segnalazioni di danni da parte delle imprese presso gli uffici di Coldiretti Varese sono continue “così come continua è l’azione della nostra organizzazione nei confronti delle istituzioni: negli ultimi tempi, come già da anni, siamo tornati a scrivere a tutti gli interlocutori di riferimento, dalla Regione al Prefetto, per chiedere interventi e presentare compiute analisi del problema, dalle quali derivano quelle soluzioni che chiediamo di attuare. Lo abbiamo fatto anche nei mesi scorsi, a seguito dell’ultimo focolaio di peste suina scoppiato in Belgio, fonte di ulteriore preoccupazione. Richieste che ribadiamo ancora una volta con forza, perché davvero siamo di fronte a una problematica ormai fuori controllo”.
I cinghiali, insieme agli altri selvatici, mettono a rischio un ampio spettro di colture, con danni che raggiungono, anche per singoli casi, diverse migliaia di euro. Qui devastazioni vanno dai vivai ai frutteto, alle ortive a pieno campo, agli impianti di piccoli frutti, alle vigne, alle leguminose, oltre alle oleoproteaginose e, come visto, ai prati e al mais da granella e insilato. Da parte degli ungulati, si sono persino registrate distruzioni di alveari.
Inoltre, nella sola provincia di Varese, sono diverse centinaia gli incidenti causati da un’invasione di carreggiata da parte dei selvatici che si sono verificati negli ultimi anni: “Si tratta, peraltro, di numeri parziali, in quanto una gran parte di sinistri non viene nemmeno segnalata dagli automobilisti. Censire le aree più a rischio, significa anche avere un quadro delle situazioni di maggiore gravità che riguardano le strade del territorio” chiude il presidente.
Ancora le stime di Coldiretti Varese indicano come l’intero territorio sia interessato: dalle brughiere che circondano la Malpensa alla Valganna, dove negli ultimi anni si è registrato il maggior numero di incidenti stradali. Per gli automobilisti, il rischio maggiore si ha nelle ore notturne e la mattina presto: il periodo in cui i cinghiali si spostano e durante il quale si concentrano anche le più disastrose invasioni nei campi degli imprenditori agricoli.
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Guai agli abbattimenti selettivi! Subito gli pseudo difensori della natura si opporranno a questa misura. Propongono la castrazione o le recinzioni! Quindi dovremmo recintare tutti i campi coltivati e le strade in Italia!? Si rendono conto di quello che dicono? Idem per i cormorani: stanno sterminando i pesci nei laghi, ma guai a toccarli! Erano in pericolo di estinzione negli ANNI 60, ma ora non lo sono piu’ e stanno facendo un sacco di guai.
mi spiace dirlo per gli animalisti ma gli abbattimenti selettivi sono quanto mai necessari, sono prioritari. e non in misura ridotta ma quantomeno intensiva. il problema delle specie alloctone che si adattano troppo in fretta in un habitat entrando in competizione con le specie autoctone è fin troppo diffuso. chi non ci crede si legga la vicenda dei pitoni birmani delle rocce accidentalmente introdotti nelle everglades in florida, dei castori in terra del fuoco. delle lepri nel outback australiano. oppure per restare in casa nostra la storia della robinia, pianta ornamentale americana importata da noi ha messo in serio pericolo il faggio, il castagno ecc.