La grande fuga dei medici dall’ospedale di Busto Arsizio
Non si arresta l'emorragia di dimissioni dai reparti maggiormente coinvolti nella crisi del Pronto Soccorso dove sono chiamati a coprire buchi continui. A pagare è il malato
La fuga dall’ospedale di Busto Arsizio, iniziata a maggio dell’anno scorso, sembra non avere fine. Sono di questi giorni nuove lettere di dimissioni sul tavolo della nuova dirigenza, in attesa di un incontro con i dipendenti dell’ospedale, mentre appare sempre più difficile garantire il pieno funzionamento della macchina sanitaria a partire dal martoriato Pronto Soccorso.
Proprio da Pronto Soccorso si è sviluppata una crisi che continua a coinvolgere altri reparti con medici costretti a lasciare il proprio ambito e i relativi ambulatori per tamponare l’emergenza del reparto che si occupa delle emergenze. Da maggio ad oggi sono andati via 2 nefrologi, 3 medici del Pronto Soccorso, 5 medici internisti e 2 neurologi. Una quindicina di professionalità in meno che o vanno in pensione, o hanno scelto altri ospedali oppure decidono di lasciare per fare i medici di base.
Il riflesso sull’utenza è facile da immaginare. A gennaio sono stati chiesti 33 turni di pronto soccorso con 3 notti a testa a medici che lavorano in Medicina prima e seconda e in Ortopedia. Questo significa che spesso gli ambulatori devono chiudere e le liste d’attesa per le visite si allungano ancora di più. Spesso, poi, i medici chiamati a coprire i buchi del pronto soccorso si ritrovano in due a fare fronte a più di 50 pazienti in 12 ore, numeri che non possono assicurare un elevato standard qualitativo delle cure.
I medici, che hanno avanzato più volte proposte all’amministrazione sanitaria e alla stessa Regione Lombardia come l’assunzione di medici senza specializzazione, chiedono al nuovo direttore dell’Asst Valle Olona, Eugenio Porfido, risposte immediate e soluzioni vere ad un problema che si sta trascinando da molto tempo e che, alla fine, rischia di pagare soprattutto il malato.
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