La vecchia fabbrica si trasforma in “casa della salute”

Una vecchia tessitura, poi falegnameria, oggi sta diventando uno spazio dedicato ai medici di famiglia e all'assistenza socio-sanitaria. Il progetto prevede anche lo sviluppo di una app con cui si potrà conoscere e accedere ai servizi

Casa della salute Carnago

A Carnago prende forma, giorno dopo giorno, la “Casa della salute”. Uno spazio dedicato appunto alla cura della salute, che nasce dal recupero di una struttura storica, nel centro storico del paese, a stretto contatto con gli altri poli centrali.

Un intervento nato da una progettualità a lungo termine, partendo da un edificio che – se non – di pregio – è un segno importante nella storia del paese: una vecchia tessitura dell’Ottocento, poi divenuta falegnameria, infine abbandonata per anni: «Qui era previsto un Piano d’Intervento che prevedeva la demolizione, nel 2015 abbiamo invece lanciato un percorso partecipativo con la cittadinanza» racconta l’architetto Francesca Porfiri, assessore ai lavori pubblici. «Insieme ai cittadini abbiamo deciso di preservare questo importante segno d’identità sul territorio». 

Ora l’ex falegnameria Macchi diventerà centro di riferimento per la salute a Carnago, partendo dai locali per i medici di base. «Non solo spazio per i medici, ma anche punto di riferimento per i servizi alla persona, per condividere informazioni e servizi» spiega il vicesindaco e assessore al sociale Elena Castiglioni. «Nell’ottica di un segretariato sociale che è una esigenza concreta della popolazione». 

Casa della salute Carnago
Elena Castiglioni, Francesca Porfiri e Giulia Schiavulli di Studio Volpi

Il punto di partenza è prima di tutto lo spazio per i medici, che nasce da una necessità: le forme di aggregazione tra medici di famiglia rischiavano di rendere Carnago marginale: da cinque i medici erano già scesi a quattro. Per questo il Comune ha pensato di giocare d’anticipo e cercare di rendere il paese più attrattivo:  «Negli ultimi mesi sta diventando una necessità reale. Questo elemento ci ha colpito: sembrava un’idea molto innovativa, e diventata quasi una necessità già oggi» continua Castiglioni.

Casa della salute Carnago

L’intervento “fisico” sull’edificio industriale dismesso è a buon punto: entro marzo-aprile il cantiere dovrebbe essere completato e si potrà iniziare a mettere mano agli interni e al giardino esterno. Il progetto è stato curato con particolare attenzione, cercando di mantenere l’ampio spazio interno unico e le copertura “a shed”, vale a dire con finestrate dall’alto che un tempo illuminavano gli operai al lavoro e da cui si intravede spesso il campanile della chiesa, essendo l’edificio vicinissimo al centro. «La luce era elemento che aveva colpito molto i cittadini e abbiamo deciso di preservare per quanto possibile questa caratteristica» continua l’assessore Porfiri.

L’ambiente ampio e unico è rimasto, ma all’interno sono state realizzate tre “scatole” che ospiteranno gli ambulatori, che per ovvi motivi di privacy devono essere chiusi. All’interno ci sono poi uno spazio pediatrico riservato, un ampio atrio centrale, due diversi passaggi per accedere al giardino e – dal lato opposto – direttamente agli spazi interni della Biblioteca e al cortile interno (la biblioteca, aperta sette giorni su sette, è oggi un punto di aggregazione e socialità consolidato). All’esterno ci sarà un giardino pubblico, con tanto di dehors affidato con gara pubblica.

Casa della salute Carnago

Parallelo al cantiere per lo spazio fisico, prosegue il lavoro per organizzare la presenza dei medici e delle realtà del terzo settore (associazioni che si occupino di salute, non per forza di Carnago). «In questo vuol essere anche elemento attrattivo anche per future progettualita nel sociale, in rete».

Ultimo aspetto, il ricorso alle nuove tecnologie: in collaborazione con Studio Volpi, con l’incubatore Quarry Up e con Naturart si sta lavorando infatti a una app per accedere ai diversi servizi che la “Casa della salute” garantirà. Nel progetto sono stati coinvolti anche i ragazzi delle classi quarte e quinte dell’Istituto Keynes di Gazzada: «Per il momento abbiamo reclutato gli studenti, ma sarà estesa anche a persone tra 18 e 28 anni» spiega Giulia Schiavulli di Studio Volpi. «I progetti che nasceranno saranno presentati ad aprile, quando sarà aperto lo spazio».

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 28 Gennaio 2019
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