L’esilio di Dante…in fondo alla tavola
Una lezione ancor oggi di attualità: non sempre l’abito fa il monaco…certamente non fa il poeta!

In occasione delle feste è usanza comune prestare particolare cura all’abbigliamento. Non a caso si dice vestirsi a festa quando, dovendo partecipare a un evento conviviale, si opta per un abito elegante.
A tale proposito risulta particolarmente curioso l’aneddoto che vide protagonista Dante, invitato a corte da Roberto d’Angiò, figlio del re di Napoli nel 1309. Dante, allora esule a Lucca, accettò di buon grado l’invito a corte ma, al termine del lungo viaggio per raggiungere Napoli, si presentò al banchetto vestito in maniera assai dozzinale.
A causa di questo abbigliamento, totalmente inadatto all’occasione, non fu riconosciuto come il grande poeta e fu fatto sedere in fondo alla sala “in coda di taula”, come sottolinea Montanari, quindi in un posto di scarso prestigio, anche a causa della scarsa qualità delle vivande, poiché le pietanze variavano a seconda della disposizione dell’ospite a tavola. Offeso da tale scortesia, Dante se ne andò. Quando il re si accorse dell’accoglienza riservata al suo ospite, mandò subito un suo messaggero con una lettera di scuse, pregandolo di ritornare a corte. Dante accettò l’invito e questa volta si presentò a corte vestito “d’una bellissima robba”. Ma considerato il carattere irascibile del divino poeta, il precedente sgarbo del re non passò sotto silenzio. Quando al tavolo furono servite le vivande e i vini, Dante cominciò a cospargerle sui propri abiti e a versarsele addosso, con grande stupore dei commensali. Quando il re se ne accorse gli chiese la ragione di tale comportamento e Dante rispose:” Considerato l’onore che avete fatto ai miei panni, desidero che i panni godano delle vivande apparecchiate”. Il re, comprendendo la critica e apprezzando la sincerità di Dante, gli fece portare abiti puliti e lo ospitò a corte nei giorni successivi, per poter godere della sua compagnia e della sua immensa sapienza. Una lezione ancor oggi di attualità: non sempre l’abito fa il monaco…certamente non fa il poeta!
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