Operazione contro la ‘ndrangheta, due arresti in provincia di Verbania

L'operazione ha portato all'esecuzione di 12 ordinanze di carcerazione della Procura di Catanzaro tra gli appartenenti ai due clan rivali degli Scalise e dei Mezzatesta

arresto carabinieri

Nelle prime ore di questa mattina i Carabinieri del Comando Provinciale di Verbania, che nei giorni scorsi avevano proceduto alle prodromiche attività di localizzazione, osservazione e raccolta informazioni, hanno collaborato i colleghi di Catanzaro nell’attività di Polizia Giudiziaria relativa all’arresto di due persone, indagate nell’ambito dell’operazione “Reventinum”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro e condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro.

Questa mattina hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo emesso dalla Procura distrettuale di Catanzaro, diretta dal Procuratore Nicola Gratteri, nei confronti di 12 soggetti (dei quali due localizzati in val d’Ossola, un uomo e una donna), ritenuti tutti responsabili di associazione di tipo mafioso e, a vario titolo, dei delitti di estorsione, sequestro di persona, violenza privata, danneggiamento a seguito di incendio, detenzione illegale di armi, aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose.

L’indagine è stata sviluppata nell’ambito degli approfondimenti investigativi inerenti gli omicidi dell’avvocato Francesco Pagliuso e di Gregorio Mezzatesta, perpetrati, entrambi con l’aggravante delle modalità mafiose, rispettivamente, a Lamezia Terme (CZ), la sera del 9 agosto 2016, e a Catanzaro, la mattina del 24 giugno 2017 .

L’attività di indagine ha consentito di delineare con chiarezza gli assetti storici ed attuali, nonché gli interessi criminali di due distinte e contrapposte cosche, quella degli “Scalise” e quella dei “Mezzatesta”, derivanti dalla scissione del Gruppo storico della Montagna catanzarese del Reventino compresa tra i comuni di Soveria Mannelli (CZ), Decollatura (CZ), Platania (CZ), Serrastretta (CZ) e territori limitrofi.
Per entrambi gli omicidi è stato ritenuto gravemente indiziato Marco Gallo, cl. ’85, già tratto in arresto nell’ambito di diverso procedimento penale.

Le due organizzazioni criminali, dopo le operazioni che hanno interessato, nel corso di questi ultimi anni, l’area territoriale lametina, hanno continuato a commettere gravissimi reati, alimentando una crescente e violenta contrapposizione reciproca tesa a conseguire, da parte di ciascuno dei due gruppi, l’esclusivo controllo sul territorio di riferimento.

Esemplare la vicenda dell’avvocato Francesco Pagliuso, poi ucciso. La capacità criminale e la tracotanza raggiunte dalla cosca Scalise nel territorio di riferimento sono testimoniate dalla vicenda riguardante l’avvocato Pagliuso, del foro di Lamezia Terme , che, nella seconda metà del 2012, era difensore di Daniele Scalise, figlio del capo cosca Pino, per un procedimento penale presso il Tribunale di Cosenza.

Gli elementi investigativi acquisiti nel corso delle indagini, compendiati nell’odierno provvedimento di fermo, hanno documentato come il Pagliuso, accusato di un minor impegno professionale e di aver commesso degli errori nella linea difensiva a tutela di Daniele, venisse privato della libertà personale, incappucciato e condotto con la forza da Lamezia Terme in un bosco della zona montana del Reventino, ove veniva costretto a stare, legato ed impossibilitato a muoversi liberamente, dinnanzi ad una buca scavata nel terreno con un mezzo meccanico. Il tutto al fine di piegare l’Avvocato alla volontà della cosca, specie con riferimento alle determinazioni e al comportamento da tenere nel procedimento a carico di Scalise Daniele. Il sequestro di persona e la violenza privata perpetrati con l’aggravante mafiosa in danno dell’avvocato vengono contestati con il fermo odierno al solo Scalise Pino.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 10 Gennaio 2019
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