Una pietra d’inciampo per il saronnese che organizzò lo sciopero contro i nazisti
Sabato la posa della pietra davanti all'ultima abitazione di Pietro Bastanzetti, che fu attivo negli scioperi dell'inverno del 1944. Sarà presente anche Gunther Demnig
![Generico 2018](https://www.varesenews.it/photogallery_new/images/2019/01/generico-2018-717145.610x431.jpg)
Sabato 26 gennaio alle 9, in via Ramazzotti 12, sarà posata la prima pietra d’inciampo a Saronno, in memoria di Pietro Bastanzetti, deportato morto a Mauthausen-Gusen nel 1944 per avere organizzato gli scioperi di Milano del marzo di quell’anno.
Sarà presente Gunther Demnig, ideatore di quest’opera d’arte. L’iniziativa, attuata in diversi Paesi europei, consiste nell’incorporare, nel selciato stradale delle città, davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni, dei blocchi in pietra ricoperti da una piastra di ottone posta sulla faccia superiore. Tutto è iniziato a Colonia nel 1992 ed ha portato ad oltre 70mila pietre posate in più di 2mila località in Europa.
Dopo la posa verrà letta l’ultima lettera di Pietro Bastanzetti ai figli.
Ma chi era Pietro Bastanzetti? Nasce nel 1901 e cresce a Milano. A dodici anni inizia a lavorare e di sera studia. Lavora come capo reparto alla Motomeccanica di via Oglio a Milano. Nel 1934 si sposa e si trasferisce a Saronno. Nel 1943 gli operai lo eleggono nel primo nucleo del consiglio di fabbrica . Per la partecipazione agli scioperi del 1943-44 e la lotta antifascista viene arrestato. Inviato nel campo di sterminio di Mauthausen-Gusen, riuscirà a sopravvivere per poco più di due mesi. Muore a Gusen il 2 giugno 1944.
Lo sciopero del 1944 fu l’ultimo episodio, prima dell’insurrezione del ’45, di agitazione antifascista sui luoghi di lavoro, soprattutto nelle grandi fabbriche di Torino e Milano e nella galassia di officine che intorno ad esse ruotava (come nel caso del Saronnese, del Bustocco, del Gallaratese). Il primo sciopero, per il pane e la pace, risaliva all’anno precedente.
Le pietre d’inciampo sono presenti in provincia di Varese a Tradate, a ricordo della famiglia Levy. Sono state proposte anche a Gallarate, a ricordo di due gallaratesi d’origine ebraica uccise in stragi e campi di sterminio.
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