Zamberletti, l’onorevole in minoranza che finanziò il ponte del paesino
Tra i tanti incarichi ricoperti, il politico varesino fu consigliere comunale dal 1973 al 1979: una volta ministro non si dimenticò del suo territorio. Il ricordo di un ex sindaco

La sigaretta sempre in mano nelle foto in bianco e nero che lo ritraevano di fronte a carte geografiche, con gente in divisa. Lui con le maniche rimboccate e gli occhiali a guardare, “pesare” con gli occhi le forze in campo da schierare contro nemici che di volta in volta si chiamavano frana o terremoto: calamità naturali da vincere per salvare vite umane.
Scatti che rendono bene la vocazione di Giuseppe Zamberletti come uomo del fare.
Ma non tutti sanno che è esistito un altro Zamberletti, quello lontano dai palazzi del potere. Anzi, addirittura all’opposizione nel consiglio comunale di un piccolo paese ai confini con la Svizzera.
Lo ricordano ancora con grande ammirazione, a Cadegliano Viconago, per la storia del ponte.
Giuseppe Zamberletti difatti figura come consigliere comunale della Democrazia Cristiana eletto a Cadegliano Viconago, ma in minoranza, dal 1973 al 1979.
Una volta la legge elettorale comunale era diversa da quella attuale, dove il sindaco compare sulla scheda al momento del voto: prima si eleggevano i consiglieri comunali, che in Consiglio – un piccolo parlamentino – decidevano chi sarebbe diventato sindaco, votando una sorta di “fiducia” alla giunta, il governo cittadino.
Ma la lista della Dc non vinse e i voti li prese una formazione civica che governò il paese per l’intera legislatura amministrativa.
«In quegli anni – ricorda Umberto Favella, sindaco per diversi mandati e allora alle prime armi con l’esperienza amministrativa – Giuseppe Zamberletti era già deputato (nella VI legislatura, ndr). Ma avere un consigliere comunale che era pure onorevole, e per giunta all’opposizione non fu mai un peso per l’amministrazione comunale. Anzi».
E qui arriva la faccenda del ponte fra Cadegliano (piccolo “capoluogo” del paese) e Viconago, la frazione montana, esposta alla furia del torrente Tarca, che si stava mangiando la strada.
Bisognava fare qualcosa. E l’ipotesi di realizzare un ponte divenne realtà. Naturalmente della questione se ne parlò anche in consiglio comunale: un iter lungo che si protrasse nel tempo fino alla prima metà degli anni ’80, quando dalla Regione arrivò il via libera per la realizzazione dei lavori.
«Regione Lombardia aveva stanziato 189 milioni di lire, una cifra importante ma che non bastava per completare l’opera – racconta l’ex sindaco Favella – . Ricordo bene che vi fu un consiglio comunale in cui venne dato l’annuncio di questo stanziamento e della necessità di avere altri fondi. Della questione parlammo anche a Giuseppe Zamberletti il quale, sebbene conoscesse l’argomento, non era più in consiglio comunale poiché divenne Ministro per il coordinamento della protezione civile (carica ricoperta dal 28 giugno 1981 al 1 dicembre 1982, nel Governo Spadolini e dal 26 marzo 1984 al 17 aprile 1987 col Governo Craxi ndr). Era un sabato. Martedì pomeriggio squillò il telefono in Comune: “Sono la segretaria dell’onorevole Zamberletti, le passo il ministro che le darà una buona notizia”. Infatti mi disse che l’opera sarebbe stata valutata dalla Commissione grandi rischi, che poi la finanziò. In seguito, un decreto ministeriale erogò 380 milioni per la realizzazione del ponte. Ci vollero poi altri soldi, ma il grosso venne finanziato».
Così, dalla minoranza consiliare di un piccolo comune, il consigliere onorevole riuscì a portare a casa il risultato per la sua terra; una virgola, per il bilancio dello stato, un’opera enorme per i cittadini di Viconago che ancora oggi quel ponte lo impiegano per muoversi.
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