Accesso al credito, le piccole e micro imprese fanno ancora fatica
Scollamento tra le aziende con meno di 20 dipendenti e le realtà più strutturate. In calo la fiducia degli imprenditori. Il dg di Confartigianato Varese Artser Colombo: «Credito fondamentale per lo sviluppo»
L’accesso al credito per le piccole imprese diventa sempre più difficoltoso. Per quelle con meno di 20 addetti, stando ai risultati di una analisi condotta dall’Osservatorio Mpi di Confartigianato Lombardia su dati Banca d’Italia, la quota concessa su scala lombarda cala dell’1,7% nel confronto tra settembre 2015 e settembre 2018. Il doppio di quella rilevata su scala nazionale. Un dato che fa pensare, soprattutto se rapportato all’incremento del 2,4 segnato dal totale delle imprese che, tra l’altro, performano meglio in Lombardia che nel resto del territorio nazionale (1,7%).
Uno scollamento di 4,1 punti percentuali, paradigmatico di una forbice che, negli anni, è andata allargandosi, anche in una Regione come la Lombardia ad altissima tradizione imprenditoriale. Un quadro critico e pressoché sovrapponibile allo stato di salute del credito in provincia di Varese dove, nel confronto tra novembre 2018 e novembre 2017, la variazione al ribasso per le imprese di dimensioni ridotte è stata del 3%. Peggio di noi hanno fatto province come Bergamo, Brescia, Lecco, Sondrio e Como. Molto meglio è andata invece alle imprese con almeno venti addetti, per le quali la variazione è rimasta in territorio positivo (3,5%), tanto da attestare la media del totale delle aziende al 2,2% e da collocare la provincia di Varese al primo posto per stato di salute complessivo del credito.
«I dati rilevano uno scollamento, particolarmente evidente sul nostro territorio, tra erogazione complessiva del credito alle aziende e finanziamenti effettivamente concessi alle Pmi con meno di venti occupati» evidenzia Mauro Colombo, direttore generale di Confartigianato Imprese Varese (foto sopra). Segno che, se un gap ancora permane nel recupero della fiducia rispetto ai livelli precrisi, è nelle realtà meno strutturate che si evidenzia in modo più acuto. Questo anche per le difficoltà delle piccole e piccolissime imprese a sostenere relazioni efficaci con il sistema bancario oltre che a causa della minore patrimonializzazione e della forte esposizione alle variazioni congiunturali o ad eventuali mancati pagamenti (crisi dei clienti, ritardi, fallimenti ecc.).
A parziale compensazione delle note dolenti, c’è un dato: i finanziamenti concessi alle piccole imprese al 30 novembre 2018 (-3%) risultavano meno negativi rispetto all’anno precedente (-5) e, soprattutto, nel confronto con gli anni della grande crisi (picco di -10,1% nel novembre 2013). Una evidenza rilevata anche nell’ambito di QuiCredito che, con i suoi 35mila clienti, rappresenta l’osservatorio privilegiato di Confartigianato Varese Artser sul credito: «Oggi maturare una adeguata cultura finanziaria, predisporre nel modo più corretto le domande di richiesta di credito (ma anche di contributi pubblici, ove disponibili), vantare un ranking adeguato e mantenere sotto controllo la propria situazione finanziaria sono i fattori che
riteniamo imprescindibili per accedere al credito e, al contempo, negoziare le condizioni più favorevoli» prosegue Colombo.
Senza contare che le garanzie (che possono sfiorare l’80%) rappresentano ancora oggi il punto di snodo per ammorbidire i cordoni delle borse degli istituti di credito. E proprio QuiCredito è oggi il braccio operativo sul quale s’è scelto di investire per invertire la tendenza e risollevare l’umore degli imprenditori che, sempre in Lombardia, considerano meno favorevoli (16,6%) le proprie condizioni di accesso al credito (solo nel 4% dei casi la situazione appare migliorata). Le cause? Aumento dei tassi, richiesta di più garanzie personali, richiesta di più garanzie reali, limitazioni della quantità di credito, aumento dei costi.
Entrando nel dettaglio dei settori (al netto di sofferenze e pronti contro termine) è evidente l’aggravarsi in provincia di Varese della sofferenza del settore costruzioni (-10,5% nel periodo novembre 2018-novembre 2017). Di contro, migliorano i servizi (+2,8) e, soprattutto, la manifattura (+4,5%), che rialza la testa dopo gli tsunami del 2013 (-10,6) e del 2014 (-11%) e conferma la fase ascendente iniziata nel 2017 (+0,4%).
Note sempre contrastanti arrivano anche dai tassi di interesse pagati dalle imprese il cui valore, al settembre 2018, si attestava al 3,43% su scala lombarda, 38 punti sotto i valori del 2017 (-33 punti in meno rispetto alla media nazionale). La forbice tra imprese in generale e piccole imprese in particolare resta, anche in questo caso, larga: il tasso di interesse a giugno 2018 per le piccole imprese risultava infatti del 6,62%, più alto di 337 punti base rispetto al tasso applicato alle medie-grandi imprese. Anche in questo caso, ad andare peggio è stato il settore costruzioni che, con un tasso del 4,48%, ha registrato un gap più elevato di 94 punti base rispetto al tasso applicato in media alle imprese lombarde.
«L’accesso al credito è un segnale di benessere del tessuto economico ed è evidente che, dai dati, emergono ancora difficoltà che si traducono in sfiducia e in minori possibilità di sviluppo per le aziende, in un momento storico nel quale lo sviluppo, l’evoluzione e, in alcuni casi, la riconversione, sono elementi determinanti per rimanere sul mercato» spiega il dg di Confartigianato Varese Colombo.
Per questo presentarsi nel modo giusto, evidenziare i propri punti di forza e tradurre in modo chiaro i propri obiettivi di sviluppo sono i primi elementi indispensabili a invertire rapidamente la tendenza. «Un consiglio è di effettuare check up finanziari e affidarsi a mani esperte» conclude Colombo.
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