Per il Governo va tutto bene, gli imprenditori non ci credono e l’economia rallenta

Nella conferenza stampa di inizio anno l'Unione degli industriali ha reso noti i dati dell'andamento dell'industria varesina: c'è un evidente rallentamento e le prospettive per il 2019 sono negative. Riccardo Comerio: «Servono 6 azioni per ridare una prospettiva al Paese: infrastrutture, produttività, carico fiscale, formazione, semplificazione e sostegno all'Europa»

univa

L’economia varesina rallenta in modo evidente e il futuro non fa sperare nulla di buono. Il verdetto che arriva dalla conferenza stampa di inizio anno dell’Unione degli industriali della provincia di Varese è netto. Secondo i dati elaborati dall’Ufficio studi degli industriali nel 2019 solo il 29,6% delle imprese del territorio, cioè meno di un terzo, prevede di aumentare la produzione, contro il 69,2% del 2017. E citare a titolo di speranza la buona chiusura del 2018 (56,2%) sarebbe in parte fuorviante. Secondo Paola Margnini, responsabile dell’Ufficio studi di Univa, se si va a indagare sul risultato del quarto trimestre del 2018 si evidenziano un recupero e un rimbalzo rispetto ai trimestri precedenti dello stesso anno e comunque ben al di sotto della chiusura del 2017 che aveva un saldo della produzione nel quarto trimestre pari al 61,7%, contro il 28,6 % del 2018. Saldo destinato a scendere ulteriormente (4,9%) nelle previsioni per il 2019.

Le cose non migliorano se si guarda agli investimenti, altro termometro importante: se nel 2018 le imprese che hanno investito, soprattutto in macchinari, erano il 79%, nel 2019 le imprese che faranno investimenti scendono al 67%. Il ruolo giocato dalla politica in questo scenario è tutt’altro che secondario. «Buona parte di quegli investimenti –  commenta Riccardo Comerio, presidente di Univa – erano stati trainati dal piano industria 4.0, mentre i continui rimaneggiamenti su questo tema nella Legge di stabilità rivelano una mancanza di attenzione alla politica industriale del Paese»

Al quadro interno di per sè poco incoraggiante bisogna aggiungere lo scenario internazionale che gli industriali sintetizzano con una slide dal titolo “Slowbalization“, tratta da una copertina dell’Economist, dedicata al futuro del commercio globale rappresentato come una lumaca. Da una parte la guerra dei dazi tra Usa e Cina, dall’altra la Brexit, rischiano di penalizzare quei paesi come l’Italia che fanno dell’export il loro punto di forza. Per il momento gli ordini esteri tengono, come confermano i dati dei primi 9 mesi del 2018 che fanno segnare, con 7,9 miliardi di euro, un +9,8% rispetto all’anno precedente. «In questa fase – spiega Paola Margnini – il pilota automatico non serve più, bisogna saper navigare a vista». (CONSULTA L’INDAGINE CONGIUNTURALE INTERATTIVA)

IL BALLETTO DEL PIL
«
Se conducessimo un’azienda come  stanno conducendo il Paese, non so dove sarebbe questa azienda. Sono molto preoccupato». Le meravigliose sorti prospettate in diversi ambiti istituzionali dall’attuale premier Giuseppe Conte non convincono il presidente di Univa. «Quando il capo del governo parla della nostra economia e dice che c’è entusiasmo e determinazione – continua Comerio – dimentica che in economia occorre un sano realismo. Andare al World economic forum e affermare che il nostro Pil crescerà dell’1,5% e che abbiamo una prospettiva bellissima, vuol dire non avere realismo perché quella crescita è oggettivamente impossibile».

LE AZIONI DA METTERE IN CAMPO
Gli industriali, che di realismo invece ne hanno fin troppo, invitano i politici a uscire dal clima di perenne campagna elettorale e ad andare avanti, lasciandosi alle spalle ciò che è già stato fatto, ovvero quota 100 e il reddito di cittadinanza. Univa suggerisce 6 azioni da mettere in campo per poter far ripartire l’economia e dare una prospettiva di lungo periodo all’Italia. In testa all’elenco ci sono le infrastrutture tema che vede il Belpaese in perenne ritardo sul resto d’Europa. «Ci sono 400 cantieri fermi – sottolinea il presidente degli industriali – alcuni giornalisti parlano di 600. Ogni giorno si continua a discutere sulla necessità di realizzare o non realizzare la Tav. Noi pensiamo che vada realizzata perché è strategica per il nostro territorio che si trova al centro di un corridoio che unisce il nord e il sud dell’Europa, da Kiev a Lisbona».

Inoltre occorre migliorare la produttività generale del Paese che aumenta a un tasso dello 0,14%, favorendo gli investimenti, intervenire sul cuneo fiscale, sviluppare un progetto sulla formazione che valorizzi gli Its (Istituti tecnici superiori), l’alternanza scuola lavoro e la formazione continua, iniziare un’opera di semplificazione delle nostre leggi e sostenere il Vecchio continente. «L’Unione degli industriali – conclude Comerio – crede fortemente nell’Europa, ma c’è la necessità che la politica lavori ad una classe dirigente che sappia stare  ai giusti tavoli europei, persone che abbiano una competenza e conoscenza minima per supportare gli interessi italiani. Per un’Europa che sia veramente unita serve l’introduzione degli eurobond per finanziare progetti comuni».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 04 Febbraio 2019
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