Regole semplici e autonomia: come farsi ascoltare dai bambini
I bambini non vogliono essere tiranni, ma compiacere i genitori. Per aiutarli è meglio evitare di anticiparne i bisogni, né mostrarsi troppo servizievoli o perdersi in lunghe discussioni poco comprensibili
Da tiranneggiati a tiranni: a volte si ha l’impressione che in una sola generazione, o poco più, i bambini siano passati dall’essere vittima di comportamenti sin troppo autoritari a soggetti che sembrano capaci, per quanto piccini, di tenere in scacco intere e famiglie. Ma i bambini erano e rimangono bambini, e come tali bisognosi della guida salda dei genitori che, senza essere dispotici, possono puntare su regole semplici e autonomia per educare con maggiore serenità.
Prendendo spunto dal best seller “Urlare non serve a nulla” del noto pedagogista Daniele Novara, ecco “le mosse sbagliate” che spingono un bambino ad atteggiamenti tirannici. Per ciascuna il suggerimento di un atteggiamento più corretto, ricordando che in realtà i bambini, soprattutto tra i 6 e i 9 anni, sono felici di soddisfare le richieste dei genitori.
GENITORI NON SERVIZIEVOLI, BIMBI AUTONOMI
I bambini acquistano velocemente sempre maggiori autonomie. “Già a 4 anni sono in grado di vestirsi da soli e iniziano ad usare forchetta e coltello per tagliare il cibo”. Spesso i genitori, per spirito di cura, paura, servizievolezza o banalmente per esigenze pratiche o di fretta, tendono a sostituirsi al bambino in queste competenze. Ma si rende un servizio migliore al figlio se lo si incoraggia alla conquista delle autonomie, dandogli la possibilità di metterle in pratica, affinandole sempre di più.
ATTENDERE, NON ANTICIPARE I BISOGNI DEL BAMBINO
Sempre armati delle migliori intenzioni ci sono genitori che tendono ad anticipare le esigenze del figlio, proponendo a raffica attività, iniziative o soluzioni che attivano esigenze o voglie non manifestate dal figlio. Ma bisogna dare ai bambini il tempo di sentire e vivere i propri desideri, altrimenti, con il desiderio di soddisfarli ancor prima che vengano percepiti, si finisce col soffocarli.
REGOLE CHIARE
A volte si dimentica che i bambini nei loro ragionamenti non seguono le stesse logiche degli adulti. Così se il bambino sembra non ascoltare o non capire una richiesta del genitore, piuttosto che perdersi in lunghe discussioni difficili da seguire per il bambino, può essere utile abituarsi a formulare le richieste in maniera più comprensibile per il codice comunicativo infantile. Fornendo cioè “un’informazione unica, precisa e impersonale”, scrive Novara. Un’informazione breve, ripetuta in più occasioni perché possa essere meglio assimilata.
DECIDERE È UNA COSA DA ADULTI
Ci sono decisioni che spettano all’adulto. Con l’obiettivo di coinvolgere i bambini nelle decisioni che lo riguardano si rischia di scaricargli addosso il peso della decisione che non gli compete e soprattutto che non sono in grado di prendere. Questo crea confusione di ruoli, mina la sicurezza dei bambini e li manda in confusione.
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