“Contrordine compagni”, il sindacalista Bentivogli e la paura della tecnologia
Il segretario di Fim Cisl alla sala Impero di Gallarate con Samuele Astuti, PD: "sbagliato pensare che la tecnologia distruggerà posti di lavoro"
«Non è la tecnologia a minacciare il lavoro, ma l’assenza di tecnologia». Marco Bentivogli ha presentato il suo ultimo libro ‘Contrordine compagni. Manuale di resistenza alla tecnofobia per la riscossa del lavoro e dell’Italia (Rizzoli)’ alla sala Impero di Gallarate.
Sindacalista di esperienza, ora è segretario generale della Federazione Italiana Metalmeccanici Cisl. In dialogo con il consigliere regionale Samuele Astuti(PD) e il direttore di Linkiesta Francesco Cancellato, Bentivogli ha spiegato cos’è la tecnofobia che contraddistingue il nostro paese: «è la paura della tecnologia, di ogni forma d’innovazione».
«La televisione italiana è piena di catastrofisti che non perdono occasione per ribadire che l’innovazione tecnologica distruggerà migliaia di posti di lavoro. Ma non è vero; non è la tecnologia a minacciare il lavoro, ma l’assenza di essa. Le aziende chiudono se non stanno al passo con l’innovazione. Certamente andiamo in contro a un cambiamento radicale del lavoro. È compito dei governi, infatti, muoversi in tempo per gestire il cambiamento e ridurre al minimo l’intervallo tra la fine di determinati lavori e la creazione di nuovi».
Secondo Bentivogli, però, la paura della tecnologia nel nostro paese parte da più lontano: dagli anni Settanta, quando ancora concetti come intelligenza artificiale, Internet delle cose o blockchain non esistevano ancora: «nel 1972, quando in tutti gli altri paesi sviluppati c’era già da tempo la tv a colori, in Italia il repubblicano La Malfa, appoggiato da tutta la sinistra, minacciò di far cadere il governo di allora (Andreotti, ndr). La tv a colori arrivò da noi solo tre anni dopo. Questo piccolo episodio spiega la nostra paura insita nei confronti delle novità».
«La paura – prosegue il sindacalista, spostandosi sull’attualità politica – è un sentimento umano comprensibilissimo. Ma è preoccupante che venga fomentata per meri fini elettorali. Che sia per il migrante, o per l’innovazione tecnologica, essa serve per manterere alto il consenso. Ma una politica seria dovrebbe stemperare le paure infondate».
Interviene quindi Astuti, che ne approfitta per lanciare una frecciata alla maggioranza del consiglio regionale: «settimana scorsa la Lega ha discusso in consiglio una legge sulla delocalizzazione. È impensabile che una regione, per quanto ricca e grande, possa in qualche modo fermare o regolamentare un fenomeno così grande come la delocalizzazione. Bisogna capire – conclude – che, se anche le tematiche da discutere possono essere giuste, le sedi in cui farlo sono altre. È in Europa che si può discutere di delocalizzazione, di gestione dell’innovazione tecnologica, di lotta ai giganti del web, non di certo in Consiglio regionale».
«I problemi attuali del nostro paese – afferma Bentivogli – sono essenzialmente due: l’istruzione in calo e la scarsa qualità dell’informazione. Mi piacerebbe vedere, in Italia, giornalisti che sappiano controbattere ai politici. Come la giornalista inglese di RTE (Claire Byrne, ndr) che, intervistando l’ex leader di UKIP Nigel Farage, lo ha fermato quando ha detto una cosa non vera, e non l’ha fatto continuare».
Bentivogli comunque non lesina critiche al sindacato italiano, reo di essere rimasto legato al passato: «Quando sento dire, da politici o sindacalisti, che la colpa è della globalizzazione, mi metto le mani nei capelli. Vuol dire essere ancora con la testa nel Novecento». E alla sinistra italiana, che Bentivogli definisce la sinistra della ztl: «Abbiamo il grande problema della disuguaglianza. Ma la sinistra ha ormai da tempo perso il contatto con le periferie, con le aree industriali e rurali».
Quali possono essere le soluzioni, quindi, per superare la crisi dei sindacati e della sinistra? «Il sindacato deve occuparsi maggiormente dei contratti nelle piccole imprese, dove il tempo indeterminato quasi non esiste. Noi comunque, abbiamo introdotto nei contratti nazionali il diritto alla formazione continua del lavoratore. Questo è un aspetto fondamentale, perché un dipendente deve continuare a formarsi. Anche perché l’idea che l’istruzione debba essere uguale per tutti è ormai superata: Steve Jobs, Bill Gates e tutti i grandi innovatori della Silicon Valley andavano male a scuola, eppure sono le persone che hanno letteralmente cambiato il mondo».
«E la sinistra – conclude Bentivogli – deve saper ammettere i propri errori e fare delle proposte alternative; stare seduti a sbeffeggiare gli attuali membri del governo e le loro gaffe non porta da nessuna parte. Deve assolutamente abbandonare quella visione contraria alla globalizzazione e, soprattutto, intraprendere una vera politica riformista».
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