CrowdForest, da Sesto Calende ecco i droni impiegati per la riforestazione

Spiega l'ideatore Giovanni Montagnani: "Da sempre il mio sogno è stato quello di fare l’inventore, adesso la scommessa è rispondere ad un’enorme necessità che sta coinvolgendo l’intero pianeta"

crowdforest

Riforestare le zone boschive danneggiate da incendi e tempeste. Il tutto grazie all’utilizzo di droni, così da ridurre emissioni di CO2. È questo l’obiettivo di CrowdForest, associazione nata da un’idea del sestese Giovanni Montagnani.

Il team è composto dall’unione di ingeneri (lo stesso Montagnani e Francesco Polinelli), agronomi (Giorgio Vacchiano, Leonardo Montagnani), ed esperti di high tech (Giuseppe Torrisi e Nicolas Montonati).

«Da sempre il mio sogno è stato quello di fare l’inventore, adesso la scommessa è rispondere a un’enorme necessità che sta coinvolgendo l’intero pianeta» spiega Giovanni, giovane dottorando al dipartimento di elettronica del Politecnico di Milano.

L’idea alla base di CrowForest è già stata applicata da un progetto brasiliano e consiste nella riforestazione tramite un “Seeder Drone: un drone da lavoro capace di trasportare i semi su ampi spazi riducendo costi ed emissioni. Un processo di semina più economico e con semplificazioni logistiche a vantaggio di piccoli proprietari terrieri e comunità vittime di incendi.

«La tecnologia odierna è in grado di distribuire vere e proprie sfere ingegnerizzate (chiamate seedball) con all’interno specie di semi già presenti nel territorio, ma con particolare attenzione a quello che sarà il clima di domani» questo poiché, come afferma Montagnani, «siamo in una fase di runaway termico» ovvero un consistente aumento di temperatura che rischia di rompere il naturale equilibrio del nostro pianeta.

«Il nostro scopo è seminare con tecniche innovativele foreste in modo da aumentarne la resilienza, una parola molto usata ultimamente che indica la capacità di resistere e reagire con flessibilità alle aggressioni che sono, in questo caso, aggressioni climatiche». Una tematica sicuramente importante, ritornata al centro dell’attenzione nelle ultime settimane anche grazie all’impegno della sedicenne Greta Thunberg, giovane attivista svedese candidata al Premio Nobel per la pace.

La necessità di CrowdForest è quindi rispondere a quella che è a tutti gli effetti un’emergenza climatica che ognuno di noi sarà costretto ad affrontare. “Davanti a una crisi da cui non si può evadere, un inventore non può chiudere gli occhi. Sono diventato da poco padre, l’ultima preoccupazione che un genitore vorrebbe avere è un pianeta inospitale per i propri figli. Sarebbe giusto se anche loro riuscissero a vedere le bellezze a cui noi invece siamo abituati.”

Considerare quest’emergenze limitate soltanto a un futuro lontano sarebbe però un grave errore; basti pensare all’incendio del Monte Martica dello scorso gennaio, disastro a cui un progetto di riforestazione come CrowdForest potrebbe intervenire ponendo un rimedio. Secondo Montagnani “In circa due anni si potrebbe ripopolare la Martica, aumentando la resilienza del bosco col da passaggio da conifera a latifoglia. Una società flessibile come la nostra ha la falcoltà di utilizzare droni specifici capaci di rilasciare le seedball. Se piantassimo un semplice seme un uccellino potrebbe andare a beccare rovinando il lavoro svolto,  invece con la seedball si ha la sicurezza che il guscio del pallettone protegga il seme garantendone la crescita.

Il progetto di CrowdForest è finanziato da una raccolta fondi, si può partecipare con una donazione cliccando qui.

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Pubblicato il 25 Marzo 2019
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