Curiamo le notizie: un ponte tra comunicazione e sanità

Su internet contano i feedback e le interazioni ma negoziazione e opinione personale non possono riguardare i fatti scientifici. Se ne è parlato in un convegno a Varese

Avarie

«Chi comunica spesso non ha un background scientifico e chi ce l’ha spesso non ha le competenze per comunicare». Sono queste le parole di Antonio Mistretta, docente d’Igiene all’Università degli studi di Catania ed esponente del Servizio di comunicazione scientifica dell’Istituto superiore di sanità. Oggi, 27 marzo 2019, al Collegio Cattaneo di Varese si è tenuto il convegno “Parlare di sanità: non solo parole, il lessico che abbatte luoghi comuni e false notizie” volto a sensibilizzare sulle tematiche dell’informazione in campo medico-sanitario o, più in generale, salutistico.

Il reperimento delle informazioni e la loro decodifica costituisce oggi uno dei maggiori problemi per i lettori del nostro Paese ma non solo, e tutto diventa più complicato quando si ha a che fare con ambiti di interesse rilevante e delicato come la salute. I cittadini hanno il diritto ad essere informati ma la comprensione non è sempre scontata, soprattutto di fronte al dilagare di Internet che ha monopolizzato tutti i canali comunicativi e che costringe il singolo a interpretare da solo il materiale, più o meno accurato, in cui si imbatte.

«Combattere contro il dottor Internet è complicatissimo» , ribadisce Vincenzo Saturni, medico trasfusionista ed ex presidente di AVIS Nazionale. Le donazioni di sangue e organi costituiscono, infatti, uno degli ambiti sanitari più intaccati dalla cattiva informazione sia per quanto riguarda la diffusione di false notizie, sia per la circolazione di appelli che cercano di attrarre donatori facendo leva sull’emotività legata ad eventi drammatici.

Ciò che emerge, comunque, è un cambio del medium. Se una volta si andava nelle piazze, in radio o in televisione, ora con Internet le notizie circolano a una velocità inarrestabile e riescono a raggiungere persone in ogni dove. Ma soprattutto è cambiato l’approccio: non si dà più credibilità al medico o al professionista ma si preferisce credere che chiunque, anche se non qualificato, possa liberamente esporre la propria opinione seguendo un’idea distorta di “democrazia del web”. Su Internet contano i feedback e le interazioni ma non dobbiamo dimenticarci che negoziazione e opinione personale non possono riguardare i fatti scientifici.

A questo proposito, si sta cercando di valorizzare la formazione comunicativa della classe medica creando, al contempo, un network con i giornalisti al fine di evitare la diffusione di cattive notizie che, propagandosi, possano scatenare panico e reazioni a cascata. Un caso eclatante, da questo punto di vista, è quello che nel 2015 ha riguardato l’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) nell’ambito delle ricerche sul legame tra consumo di carne e sviluppo del cancro. Di questo tema hanno parlato Alessandra Vicentini e Kim Grego, docenti di lingua inglese dell’Università degli Studi dell’Insubria e di Milano. Nell’ottobre 2015, infatti, il tabloid inglese Daily Mail aveva sfruttato una fuga di notizie dallo Iarc (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) per pubblicare in anticipo i risultati di tale ricerca provocando un’allerta generale. Nel giro di pochi giorni i quotidiani di tutto il mondo hanno riportato il fatto arrivando persino ad associare i danni legati al consumo di carne con quelli provocati dal fumo o dall’esposizione a sostanze cancerogene, e a poco sono serviti i chiarimenti forniti dell’Oms. Eppure, sottolinea Kim Grego: «Non ci troviamo ancora nell’ambito delle fake news. Stiamo parlando di come alcune notizie riguardanti la sanità pubblica vengano divulgate dai giornali». Spesso, infatti, ci dimentichiamo di come le parole possano veicolare significati differenti a seconda della cultura o della tradizione d’appartenenza, ma anche di come la scelta di aggettivi e avverbi possa modificare completamente il senso di una frase.

Tra sanità e informazione è quindi necessario costruire un ponte e ciò è possibile solo lavorando congiuntamente per il benessere della collettività. Non possiamo lasciare che gli sciacalli a caccia di visibilità mettano a repentaglio la salute della popolazione.

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Pubblicato il 27 Marzo 2019
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