L’intervista al filosofo Umberto Galimberti
Abbiamo intervistato il sociologo Umberto Galimberti ai nostri microfoni, a margine della lectio magistralis tenuta al Teatro Sociale di Busto Arsizio per Filosofarti 2019
“I nostri pregiudizi derivano dalla nostra educazione, da dove siamo nati e cresciuti. Quindi è impossibile liberarsi da loro”. Il sociologo Umberto Galimberti ha concesso un’intervista ai nostri microfoni a margine della lectio magistralis tenuta al Teatro Sociale di Busto Arsizio dal titolo ‘In dialogo con i nostri pregiudizi”. Il professore ha spaziato dagli argomenti trattati nella lezione alla più stretta attualità.
Cosa significa dialogare con i nostri pregiudizi?
«Dialogare con i pregiudizi significa dialogare e metterci in ascolto delle altre persone e i loro pregiudizi, tenendo a presente che dialogo deriva dal greco dià logos, dove la particella dià indica la distanza massima, come diametro indica la massima distanza tra i punti di una circonferenza. Il dialogo, quindi, è un atto di guerra. Ma se sono aperto e ben disposto, diventa un mezzo per superare il pregiudizio e farlo diventare sempre più un giudizio. Questo si fa assumendo l’atteggiamento che Locke definiva tolleranza. Tollerare, secondo il filosofo inglese, significa ipotizzare che l’altro possa avere un gradiente di verità superiore al proprio».
Ma quindi si possono eliminare i pregiudizi?
«No, non si può. I pregiudizi fanno parte di noi. Sono il modo in cui siamo nati e cresciuti, in cui siamo stati educati, sono le cose che abbiamo imparato da piccoli. Posso solo smussare i pregiudizi, ma non eliminarli»
Questo perché nei pregiudizi, come si dice, c’è sempre un fondo di verità?
«No, non sempre c’è un fondo di verità; c’è sempre un fondo d’identità. Non avere pregiudizi significherebbe essere figli di nessuno».
Passiamo all’attualità. A breve ci saranno le elezioni europee: che scenario vede per il nostro continente?
«Vedo delle nubi scure all’orizzonte. Dato che l’Unione Europea non è iniziata bene, rischia di finire male. Se vinceranno i cosiddetti sovranisti, che hanno l’illusione infantilistica di poter affrontare i grandi imperi con le piccole patrie, si allontanerebbe la prospettiva di una costruzione di uno stato unico europeo, l’unica soluzione per poter affrontare le grandi potenze mondiali, Usa e Cina su tutti»
Cosa intende dire quando afferma ‘L’Unione Europea non è iniziata bene’?
«Intendo dire che l’Unione Europea è nata solo da un interesse economico. Non è nata da un interesse politico né da un interesse militare. Infatti, a oggi non c’è una visione politica unitaria, non c’è una politica estera unitaria e non c’è un esercito europeo. L’Unione Europea è tenuta in piedi solo da interessi economici. E l’economia non è sufficiente a tenere in piedi la politica»
Qual è il suo giudizio sul governo italiano?
«Da una parte abbiamo un movimento, i Cinque Stelle, composto sostanzialmente da persone incompetenti e inesperte, mosse da ideali anche rispettabili, ma certamente non sufficienti. Dall’altra parte abbiamo una persona che va in contro alle pulsioni più elementari, alimentando paure inesistenti. Se confrontiamo l’Italia con gli altri grandi paesi europei come Germania, Francia e Regno Unito, siamo il paese che ha subito meno il fenomeno dell’immigrazione negli anni e decenni scorsi. Io penso, tuttavia, che questa paura dell’immigrazione derivi da una ragione più profonda. Loro (i migranti africani, ndr) sono biologicamente più forti di noi. Sono capaci di attraversare il deserto, di farsi mesi o anni nelle carceri libiche, di prendere un gommone malandato per raggiungere l’Europa. E noi abbiamo paura di questo».
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