Mai più bambini maltrattati all’asilo
Le telecamere non proteggono i bambini, una selezione più accurata del personale unita a formazione e supervisione continua invece sì. Il parere degli esperti
Mai più bambini maltrattati all’asilo. Se questo è l’obiettivo, mettere le telecamere in tutti i nidi e le materne non può essere la soluzione perché la telecamera non può difendere, può solo registrare l’eventuale atto di violenza una volta che si è compiuto, e il danno sul bambino è stato fatto. Poi la registrazione può servire a punire il colpevole, ma intanto il bimbo è stato maltrattato.
Ciò che davvero può proteggere tutti i bambini è un lavoro a monte di formazione pedagogica efficace e continua del personale cui sono affidati i bambini.
Lo chiede il pedagogista Daniele Novara, fondatore del Centro Psico pedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti che sul blog del centro invita associazioni di insegnanti e genitori a mobilitarsi: “I casi di vessazione ai bambini nelle Istituzioni educative della prima infanzia si prevengono con un’adeguata e rigorosa selezione del personale e una continua e sistematica formazione degli insegnanti stessi per aggiornare e migliorare le loro competenze professionali – scrive – Anche una valutazione di adeguatezza attitudinale diventa necessaria attraverso test che verifichino, perlomeno, la capacità di autocontrollo emotivo e quella empatica”.
Oggi invece con troppa facilità si possono aprire nidi e micronidi privati.
E poi c’è la questione dei genitori che quando affidano il figlio a una struttura non devono avere neppure il dubbio che il bimbo non sia al sicuro: “Con che serenità e fiducia i genitori potranno affidare i propri figli piccolissimi a strutture educative videosorvegliate perché vi grava il sospetto della violazione dei diritti infantili a opera di insegnanti aguzzini?” Si chiede Novara.
E sulla stessa lunghezza d’onda interviene lo psicoterapeuta dell’età evolutiva Alberto Pellai che in un articolo pubblicato dall’Avvenire spiega che “installare le telecamere nelle scuole significa considerarli dei luoghi poco sicuri per i nostri figli, minando l’importante rapporto di fiducia tra insegnanti e genitori”. Anche per Pellai l’unico rimedio efficace per evitare il ripetersi di queste situazioni “è una formazione e una supervisione più accurata e continua del corpo docente”.
Regione Lombardia invece ha scelto la strada delle telecamere.
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