Moore è un caso disperato, ma stavolta crolla anche Avramovic
La Openjobmetis deraglia compatta nel secondo tempo di Avellino, con il reparto guardie - eccetto un discreto Tambone - in prima linea nella disfatta
ARCHIE 5,5
Infila la tripla più assurda del campionato, poi però commette il terzo fallo e di fatto l’ala è costretta a tagliare drasticamente il suo minutaggio. Un male, perché ha il fisico per reggere l’impatto di Caleb Green più di quanto possa fare Ferrero. Quando sta in campo, tutto sommato, fa il suo dovere anche se l’uno alla voce rimbalzi non è certo da incorniciare.
AVRAMOVIC 4,5
Riesce nell’impresa di essere, allo stesso tempo, il miglior marcatore e uno dei candidati alla palma – appassita – di peggiore in campo. Gigioneggia quando tutto va bene, siglando anche un clamoroso canestro a fil di sirena al 20′, poi però sbaglia un TIR di conclusioni, quasi tutte in penetrazione, quasi tutte dal lato sinistro. Insomma, la specialità della casa che viene ripetutamente errata. E lascia anche un libero sul ferro in un momento topico mentre dalla parte opposta Sykes chiude in tripla doppia (punti, assist e falli subiti).
IANNUZZI 5
Sul campo dove è nato, è autore del pezzo più classico del suo repertorio. La partita in cui costruisce qualcosa di buono – 4 rimbalzi, un assist, un canestro ben pescato in area – e poi lo rovina in poche mosse: 0/2 ai liberi quando Varese aveva bisogno di punti come l’aria, un tiretto dalla media in movimento che non gli appartiene. Al di là di ciò, non si è certo perso per Iannuzzi.
SALUMU 4,5
Fino a qui era stato quasi sempre una garanzia, il giocatore in uscita dalla panchina capace – pur con qualche errore – di dare una sferzata al punteggio e all’atteggiamento della squadra. Stavolta no: una bella tripla nella sagra iniziale e poi nient’altro da segnalare, nemmeno a livello di iniziative quando sarebbe servito qualche numero fuori dagli schemi.
SCRUBB 5
Nel corso della nostra #direttavn abbiamo invocato in almeno due occasioni il suo risveglio: era l’uomo in grado di regalare qualche giocata brillante e pungente ma non si è mai messo in condizione di colpire. Ok, 9 punti sono arrivati comunque, ma quando la partita si è rimessa in bilico ci saremmo aspettati un’iniziativa personale, un ruggito, un gioco di prestigio ma – riguardo a quest’ultimo – è riuscito solo nel “numero” della sparizione. La sua.
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TAMBONE 6
Direzione lineare e senza forzature nel secondo periodo di gioco, quando Caja gli concede tanto spazio. Poi non riesce a ripetersi nel finale convulso, quando deve andare in campo un po’ per la situazione falli e un po’ perché chi è dentro e prende stipendi ben maggiori risulta meno affidabile del play romano. Sì, sbaglia un tiro aperto quando ancora Varese era davanti, però non dovrebbe essere lui il salvatore della patria.
CAIN 6
Anche lui compie più sbavature del solito, e del resto non è un marziano. Però ci sembra tra i meno colpevoli del crollo, se non altro perché non ha quasi mai in mano il pallone ed è il giocatore che più di tutti per produrre punti deve andarseli a cercare da solo, a rimbalzo. 17 di valutazione, la solita doppia-doppia, qualche difesa eccellente mentre attorno a lui stavano saltando tutti i riferimenti.
FERRERO 5,5
Dà una buona mano in attacco, con un colpo di fortuna (tripla di tabella) ma anche con astuzia e bravura (9 punti, 3 assist). Poi però nella ripresa l’avversario diretto – quel califfo di Caleb Green – si risveglia dal torpore e mette sul piatto tutta la differenza atletica e tecnica con il capitano che concede davvero troppo a rimbalzo ed è costretto a troppi falli – cinque alla fine – per provare ad arginare il bomber irpino. Senza mai riuscire nell’intento.
MOORE 4
Sempre più giù, sempre meno difendibile e spiace perché a livello personale non si merita le “uova marce” anche sapendo di una situazione personale – moglie incinta negli USA – non sempre comoda da gestire. Però è anche vero che la Openjobmetis non può risentire in modo così pesante dalle prestazioni del playmaker titolare che, in quanto tale, dovrebbe anche suonare la carica, dirigere, sferzare. Invece, mille palleggi sul perimetro, cinquecento passaggini consegnati (beh, poi ha sbagliato quello da 3 metri che ha deciso la partita…), trecento finte a guardare il ferro per poi passarla all’uomo più vicino. Spesso al 21mo secondo dell’azione. Varese può permettersi di aspettarlo ancora?
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